mercoledì 17 febbraio 2016

poesie (2010)

Infiniti pesanti

Non vorrei parlare. Ho paura di tutto
da quando ho ricominciato ad avere fede
non so più vivere normalmente 
non trovo i nomi e chiedo tutto agli altri.
So che ci sei a volte
ma ne dubito
Esistere e amare sono infiniti pesanti
dicono gli astri che c’è un confine liquido
tra  luce e morte oggi
Stringo un pezzo di pane tra le mani 
che tu mi hai dato  ma non è questo il punto  
è il mio pane adesso
e vado.





voyage

Mentre stai per volarmi via
sistemi le ultime cose in valigia 
anche se io
non ti vedo partire
né ti vedo tornare
delle tante credo più 
queste due sole cose:
che bisogna sfrondare 
che bisogna aspettare.
Per rispetto alla prima direi:
l'attesa basta.
Invece non ho pace
salgo e scendo continuamente
e quello che non dovrei
lo voglio ancora.


Salvezze

(Come fa la neve quando smette
d'essere acqua ed esige d'essere
con una forma sua)


Cosmè Tura (attaccato alla porta in forma 
di quattro cartoline),Ettore, Patroclo 
e Achille (che una volta si è nascosto 
conciato da donna),
acidi da fotografo dilettante,
la relatività ristretta spiegata da Einstein 
in persona, le grandi stazioni del secolo scorso 
riassunte in manuale Hoepli,
tutte le pietre ornamentali di palazzo ducale,
il primo volume di un'opera omnia.
Tasselli di cose perseguite da altri 
vite intere. Di tutto voglio
sapere che c'è, aver coscienza di un punto 
per ogni punto dove il pensiero coagulandosi 
ha creato per qualcuno 
un senso.




Bar

...la mano s'offre gentile 
brindi e bevi per dimenticare:
marziani verdi sulla copertina di un inserto
aggiornamenti sul clima del millennio
le apocalissi che vedi quotidiane
sulle facce e dentro
si fa chiarezza su troppe cose
che i nostri corpi umani non possono tollerare
siamo pieni di certezze tali
che vacilliamo e basta
ad ogni minimo progresso 
della scienza.
sua madre vive in una casa grande, due stanze chiuse
per non sporcarle. come se non ci fossero
quelle stanze.
- una volta si aveva meno ma la frutta 
aveva un profumo!
Adesso quelle sue stanze chiuse a chiave
pulite e buie
spiano dal buco della serratura
seguono il gioco 
senza giocare.
- avevo anche un cane, gli volevo bene
un' intelligenza davvero unica, mostra la foto, 
le dita tremano mentre pronuncia il nome
di cane, che non denota sforzo d’originalità
(ora la gente chiama i cani con nomi più da uomo che da cane
Gianmarco, Valerio, Carlomagno, a seconda della taglia 
delle fattezze del naso)
ad un certo punto si alza, chiede ancora un bicchiere
l'altro legge o guarda
da un'altra parte.
Non si conoscono e potrebbe finire così. 
Potrebbe finire così - in eterno.




E avremo vinto

Dire quel che non si può dire,
essere fuori dalla moda di essere fuori.
Se dico la verità
teoricamente sono già fottuto 
anche praticamente
sono comunque fottuto.
Allora la prendo larga, dico cose
che fanno capire che ho capito che
ma le dico in un modo che non si capisca
se davvero le voglio dire 
oppure no, così
qualora qualcuno dovesse accusarmi
d’aver detto quello che stavo dicendo
timidamente, potrei ancora
negare, dire No, cosa avete capito
per chi mi prendete? Per uno che dice cose simili!
Ma figuriamoci.

Così tutto si mischia: il bene e il male
le paperelle nella vasca, la vittima e il carnefice
l’essere e il nulla.
Siamo intelligenti n’est pas?
Siamo intelligenti e scevri da colpa
ci muoviamo bene perché dove ci muoviamo noi
è il nostro mondo, creato su misura per noi
siamo eleganti, fumiamo eleganti, sparliamo eleganti,
siamo delle merde eleganti.
Gli altri, quelli che ci guardano 
pensino pure cosa vogliono
presto o tardi verranno anche loro 
con un mazzo di fiori e il mezzo sorriso
chez nous sguardo basso a chiedere 
un qualcosa. E noi glielo daremo 
e avremo vinto.

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