sabato 31 ottobre 2015

SOLO ALDO




L'altro giorno quando ho letto della morte del figlio di Togliatti mi è venuto da pensare qualcosa.
È da un po' che incontro questo pensiero che riguarda in varie forme i figli di
di cantante famoso
di famoso poeta
di grande pittore (intervistato/a in occasione del centenario di)

come se la prouderie del mondo, ma anche la morbosità del mondo, il gusto un po' diagonale, di relazionarsi faccia a faccia, non più con la celebrità inarrivabile, ma con la sua più abbordabile emanazione, depotenziata, innocua (ti si può toccare! ti si può guardare da vicino!)trovassero pace.

Il destino dei grandi di ha gabbato, per una generazione ti ha mancato!
Non sei che un fio pagato alla buona sorte di chi ti ha preceduto.
Sei sei sei: un cognome, quasi nessuno.

Quanti poi i figli di pittori, cantanti, scienziati, illustri pensatori divenuti (per inerzia o tradizione o ignavia) altrettanti pittori-ini cantante-ini scienziati-ini, pensato-ini.

Ma il figlio di Togliatti non era altro che Aldo. Uno solo. Uno dimenticato. Uno incurabile. 

Finché poi, una voce ci ha pietosamente informati che anche lui, nel suo piccolo, aveva compiuto la sua grande impresa. Anche a lui era ascrivibile un'azione da prima pagina, 
semplice, 
naturale, 
eroica.

Ciao piccolo figlio, mi hai commossa, ti ho immaginato giocare a carte con un bicchiere di vino, ti ho immaginato a capo basso, strisciare i piedi in un corridoio, mettere a posto certe carte, guardare certe fotografie, dire Non so, non so nulla, non so più. E con beneducazione russa stringere appena gli occhi sorridendo,dare la mano, salutare qualcuno che ti ricordava vagamente qualcun altro, o forse no.

venerdì 30 ottobre 2015

SOGNO CON CATTIVI







Sognato che c'erano dei cattivi a cavallo che cavalcavano per venirmi a uccidere per qualcosa che sapevano loro. Io mi nascondevo sotto il letto.Poi si veniva a sapere che i cattivi, quando arrivavano a giustiziarmi per quelle loro ragioni, guardavano anche sotto i letti. Allora mi nascondevo in soffitta. Con un litro di latte della centrale del latte.
Pensavo: Ai cattivi a cavallo non verrà mai in mente di venirmi a cercare in soffitta, figurati. 
E se mentre cavalcano si fermano un attimo? Se si guardano intorno e in alto e dicono: "Andiamo a cercarla anche su, tra le soffitte!" ?
È ben difficile che uno, mentre galoppa, guardi in alto - mi dicevo - Non mi troveranno. E ho il mio litro di latte.


martedì 27 ottobre 2015

ecco cos'era








Ecco cos'era: lo stesso posto, la stessa finestra
ma senza il muro 
lo stesso balcone, la stessa luce, la stessa finestra,
ma senza casa
lo stesso campanile, l'albero piccolo,
l'albero grande in piedi lontano,
ma senza vento azzurro tra i capelli.
Tutto sveglio, reale, 
ma lasciato solo
un tempo indietro.

Le nostri voci cadute dal balcone 
come stracci a dare scandalo 

al deserto.

domenica 25 ottobre 2015

STARE ATTENTA



Mi piace proprio sentire il rumore del fruscio del fango del sentiero con intorno funghi o altro,lo stare attenta a dove metti i piedi o la pioggia, non ha importanza. Cani o no. Non ha importanza. È proprio quel tipo di sensazione di con te o senza di te è uguale,
che mi piace adesso.

Georg Trackl era molto per bene

1

Sono i giorni come questi che fantastico che sparisco, qualcuno dice forse ha preso un treno ma poi chissà. E sono sparita. Di me si sa che forse sono andata a vivere a Ouessant, ho preso un traghetto. E comunque sono quei personaggi che, non essendo più presenti, non muoiono mai.



2

Mi piacerebbe adesso uscire andare al bar e trovarci qualcuno con cui scambiare anche solo due parole sulla neve, sulle armi libiche.
Un senso di umanità che mi manca. Ma poi non sono contenta di prendere di nuovo un cappuccino quando sono giorni che mi ripeto di non cadere più nella trappola del cappuccino. Oltre al fatto che Dietro il cappuccino c'è sempre una brioche. E tanti saluti.




3

Lavi il forno, benissimo, ma poi non è che quando arriva qualcuno apri il forno per dire Visto, cos'ho fatto ho lavato il forno dentro. 

È una cosa che uno fa non per farla vedere, ma per il fatto di aver fatto una cosa pulita. Come una disciplina.
Per cominciare da lì.



4

Ieri su un libro ho letto che Georg Trackl era molto per bene. si drogava. Però si pettinava.

sabato 24 ottobre 2015

come una nanetta







Ieri, per festeggiare mia nonna (novantadue anni) ho fatto la farinata e comprato la bottiglia di birra. Sono andata a prenderla, ho suonato la campana, dopo un po' ho visto che arrivava, trafficando con un bottone della giacca. Prima di salire in macchina chiuso bene il cancello, a chiave, ha messo la chiave in un sacchettino, ha chiuso il sacchettino con un cordino e l'ha legato ben stretto, poi ha messo il sacchettino in una borsa di tela, è salita in macchina, e la borsa di tela se l'è messa in grembo.  Così arrivate da me, e ha detto: Qui è molto luminoso, per farmi un complimento, anche se il sole era calato da un'ora. Per il suo compleanno si è mangiata la farinata e ha bevuto anche un bicchiere di birra, per il brindisi.
Roma città aperta l'avevo preso in biblioteca, lo voleva per la Magnani. Ho messo il dvd nel lettore e ci siamo sedute sul divano, vicine, e ho notato che mia nonna aveva per un attimo lo stesso odore che aveva certe volte mia bisnonna, come di poltrona di velluto ocra e di Mustela. Non so se sai, che poi Rossellini gliene ha fatte passare, perché si era innamorato di un'altra, e le ha dato un bel calcione.
Per tutto il tempo diceva: Quella dev'essere Clara Calamai.
Dev'essere Clara Calamai.
Poi, verso le undici, mentre la riaccompagnavo a casa, si è messa a parlare dei materassi. I miei sono tutti di lana, ma che ne ha anche uno di crine. Il crine è molto pregiato, lo sai, perché parla, quando ti ci sdrai sopra. Fa cign cignTiene compagnia.
Arrivate a casa sua, la nonna ha preso il sacchetto dalla borsa di tela che teneva sul grembo, ha slacciato il cordino, ha preso le chiavi e le ha fatte tintinnare per farmi vedere che non le aveva dimenticate, questa volta. 
Ha aperto il cancello, e mi ha detto scuotendo appena la testa: Bello sì, ma  tutte quelle torture non mi piacciono, mi fanno ricordare quei tempi.
- La prossima volta vediamo un film di Alberto Sordi, ti piace?
- Lavora bene Alberto Sordi,ha detto.

Poi l'ho vista entrare in casa, accendere la luce, chiudere la porta, come una nanetta.





venerdì 23 ottobre 2015

un di più









(Carezze, acrilico su barattolo)







Ieri al telefono ho imparato le seguenti cose:
Ci sono le cose che ci sono e quelle che non ci sono.
Quasi tutte le cose dipendono dai soldi e dal tempo. 
Le cose che non ci sono non ci sono perché: o non fanno fare abbastanza soldi, o richiedono troppo tempo o sono talmente piccole che non si vedono.
Di solito la regola è quella.
Ma a volte è peggio.  Infatti a volte le cose non ci sono perché non ci sono mai state. 
Molto dipende dal potere. Ma anche il potere, per lo più, dipende dal tempo e dai soldi. E molto anche dalla stupidità. La stupidità è naturale, non è una cosa che qualcuno mette. Cola giù, come un qualcosa di denso e sporco, negli spiragli, negli anfratti. E leva aria.

Quindi, senza aria, le cose dopo un po' smettono di respirare. Tirano un sospiro. E smettono di respirare. 

Le cose vive respirano. E questo, ho imparato ieri al telefono, non è che sia un problema, è un di più.




giovedì 22 ottobre 2015

per un qualcosa





Prima, ossia, molto prima, da quando si nasce fino a un certo punto (quando?), si è talmente rapiti dalla realtà, la realtà è attanagliante, una scoperta continua. I neonati vivono in stato di allucinazione permanente, ogni accadimento è fonte di stupori sonori e accecanti, freddi e caldi, schioccanti, perché il nesso causale tra gli eventi non si è ancora imbullonato. I neonati hanno dentro gli occhi una fame di ali grigie di farfalle gialle, di cieli movimentati a stantuffo, di odore di pioggia non ancora caduta e file di piccole formiche trasportanti briciole. Quella fame fa di loro degli osservatori assoluti, e privi di giudizio. Il giudizio arriva quando la fame si estingue. Qualcuno ti spiega che quello che hai visto è dappertutto da secoli, già visto. Allora il piccolo comincia a dare i nomi a tutto quello che non è più magico e li mette nel catalogo. Poi cresce. E va al mare. Legge il giornale.  Raccoglie la cacca del cane. Scuote la testa quando sente di doverlo fare. Butta e compra calendari.

Solo ciò che è rimasto senza nome, dimenticato, omesso, sfuggito alla coagulazione, resta in attesa, acquattato per anni, decenni, prima di rivelarglisi. Per un dono tardivo, accade, che occhi ormai velati di stanchezza, occhi che hanno già visto tutto, si riempiano di grazia all'improvviso, per un qualcosa. 

mercoledì 21 ottobre 2015

una stanza tutta per me














Al posto di questo silenzio c'era un racconto. Il racconto l'ho cancellato perché ero troppo arrabbiata con la mia scrittura che non faceva quello che volevo io.
Tu devi tendere l'arco e chiudere gli occhi. Dicono. Ma, a volte, non funziona. Apri gli occhi: le cose sono le stesse. Non hai fatto centro.
Credo che molto dipenda dal prendersi troppo sul serio. Impossibile scrivere prendendosi troppo sul serio. Molti scrittori scrivono tutta la vita prendendosi molto sul serio. Ma il troppo è troppo. E poi, a me, quegli scrittori annoiano molto.
In realtà stamattina mi ero svegliata pensando al ruolo della donna. Pensavo a Virgina Woolf. Ieri, alla televisione avrei voluto chiedere a Erica Jong, se le pareva strano che leggendo il suo libro, l'avessi lasciato sul tavolo per andare a riprendermi Virginia Woolf. Mi sembrava che leggere Una stanza tutta per sé, fosse un buon modo per leggere il suo libro. Ma non avrei saputo spiegarle il perché. 
Del resto, non ce ne sarebbe stato il tempo, essendo che il tempo per la domanda era stabilita nell'ordine dei quindici (o forse meno) secondi. E di sicuro non avrei trovato le parole per spiegare perché, invece di leggere il suo libro, mi era venuta voglia ddil leggere quello di un'altra scrittrice. Non sarebbe stato educato.
Quando a Virginia, anche Virginia.
Ecco, quello che mi sento di dire adesso è che: La capisco.
Capire un libro non è cosa di tutti i giorni. O meglio: non tutti i giorni si può capire lo stesso libro.
Io capivo Una stanza tutta per sé, perché in questi giorni pensavo molto alla figura della donna nella letteratura.
E anche Concita De Gregorio infatti ha fatto la sua domanda dicendo Secondo lei perché le attrici, le scrittrici eccetera, sono a tutt'oggi pagate meno, dei loro colleghi uomini. 
Ma la mia domanda non sarebbe stata sui soldi. 
Sarebbe stata piuttosto: Secondo lei perché Lei scrive un libro pieno di morte e tutti qui credono si tratti di un libro che parla di una che cerca avventure erotiche su internet?
Perché è lei stessa a dire che il suo libro parla di questo. Eppure nessuno le ha chiesto di dirlo. Philip Roth, ne L'animale morente parla di sesso, ma nessuno (tanto meno lui) si sognerebbe di dire che quello è un libro su un uomo che toccaccia le tette di una ragazzina.
No. Philip Roth si può permettere di scrivere un libro, di metterci dentro le tette di una ragazzina, un'allieva per giunta, e di andar fiero di aver scritto un libro angosciante. Quanto toccante e degno.

Ma il punto qual era. Mi sono persa.
Mi perdo e mi perdo.

Io ho una stanza. la stanza ha due porte. Una sul soggiorno, una sulla cucina. 
Nella stanza c'è una scrivania. Alla mia sinistra, una finestra, un balcone. 
Sul balcone ci stendo i panni d'estate. Quando c'è il sole anche in autunno. 
Dietro ho la porta della cucina.
se qualcuno deve andare in cucina, deve necessariamente entrare nella mia stanza.
Poca cosa se considero che la maggior parte delle volte sono io stessa a dover andare in cucina.
A spegnere il fuoco.
A controllare che qualcosa non stia carbonizzandosi sotto il fuoco delle mie parole. 

Tu non cucinare più, dice Gi.
Lavora.

Ma se non cucino, lo so, è paradossale, non lavoro.
Il mio lavoro è talmente intrinsecamente mescolato all'olio, alle padelle, alla buccia delle cipolle, ai cipollotti, al porro, al cavolo nero, che non saprei.

Io, nella mia stanza posso starci quanto voglio. 

A proposito della scrittura mi viene ancora da dire questo:L'uomo scrive con la punta (della penna, del cazzo, del cervello);
 la donna scrive con l'incavo(delle mani), raccoglie quel che cade(dal cielo la pioggia, dal tempo un minuto), e lo 
salva (prova a salvarlo).

Quindi in definitiva si tratta di due azioni differenti, denominate entrambe scrittura, ma diverse.


Su questo pensiero non ho domande.








  

lunedì 19 ottobre 2015

andare alla televisione (come dice mia nonna)








Ieri per farmi bella mi sono messa nei capelli l'olio di lino. Lo diceva una in un tutorial:l'olio di lino fa bene ai capelli, li nutre e li rinforza.

Adesso mi ritrovo dei capelli orrendi e piatti e unti che sembra che non me li lavi da una settimana.



Perché continuo a fidarmi della gente?








sabato 17 ottobre 2015

rivoluzione






Allora, cosa facciamo qui, che i termosifoni sono tiepidi e qui fa un freddo cane. Ho messo le calze di lana. Ho messo un golf, sopra un altro golf, sopra una maglia a maniche lunghe,verde. Mi sono fatta la tisana e l'ho bevuta.
Qui c'è un freddo brutto e anche il sole se ne cala presto e mette di umore antipatico, fa venire sonno o voglia di stare zitti a guardare fuori, il cielo insquallidirsi tutto. Neanche un uccello cantare, niente. Solo qualche scricchiolio degli zoccoli di quelli di sopra che vanno su e giù (forse  cercano di combattere il freddo camminando). Mi dispiace, cara padrona di casa, lei è la padrona di casa o no? Se è la padrona di casa sarà la padrona anche dei termosifoni,lì esorti a scaldarsi un po' o andrà a finire che faremo una rivoluzione. Sa lei, che molte rivoluzioni sono cominciate proprio così, da gente con i piedi freddi che guardava un termosifone?

(Ieri sì. Ieri abbiamo mangiato le castagne con la pentola bucata, per quello non abbiamo sentito tanto freddo. Ma non si può mangiare  castagne tutti i giorni).












mercoledì 14 ottobre 2015

BRUTTE




piantina adottata



Nella serra qui vicino mettono le piante brutte in un mucchio per terra con la scritta novanta centesimi. Sono le piante che mettono lì perché non sono più belle, o non sono mai state belle, o hanno avuto dei problemi e si sono imbruttite. Così, mi ha spiegato il ragazzo albanese aiuto giardiniere, hanno deciso di metterle tutte insieme e di venderle a poco a chi se le piglia, perché è difficile. Perché quasi tutti quelli che entrano vogliono le piante molto rigogliose, coi fiori o anche senza, ma rigogliose, non vogliono piante malate o piegate o senza tante foglie. Invece queste sono spennacchiate, con non tante foglie o anche alcune gialle o che stanno per cadere. Non va bene, dice il ragazzo, mi dispiace (guardandole quasi come se le redarguisse)
Molte ce le portiamo a casa noi, mi dice, ma mia madre è stufa. Non possiamo tenerle, dice, non ci stanno in casa.
Allora ormai cosa devo fare io? ne ho prese due.
e oggi mi sa che torno, e ne prendo altre due.

martedì 13 ottobre 2015

Lumaca








Una lumaca è stata sulla nostra porta per qualche settimana. Se ne stava sempre lì , non scendeva mai, non so cosa mangiasse nè cosa l'abbia spinta a scegliere la nostra porta di casa (in ferro). Oggi però non c'era più. Ieri è piovuto molto ed è possibile che siccome con la pioggia le lumache sono a loro agio, lei abbia deciso di andare a farsi un giro. Credo che la pioggia spinga molte lumache ad incontrarsi per festeggiare l'umidità, credo si tratti proprio di un'abitudine di uso comune, tra le lumache, ritrovarsi, fare lunghe file o grandi cerchi nei prati o lungo il ciglio delle strade, in occasione della pioggia. Sono quasi sicura che la nostra lumaca si sia allontanata dalla porta per riunirsi con le altre lumache.


Le lumache non sono animali sedentari, anche se possono dare quest'impressione, a volte hanno bisogno di fare delle passeggiate o di andare per esempio sui funghi. Andar sui funghi è una tradizione molto consolidata tra le lumache, ed è una cosa alla quale le lumache pare tengano moltissimo. Perciò è anche possibile che la nostra lumaca abbia sentito la necessità di andare su un fungo, per sgranchirsi o divertirsi al modo tipico delle lumache.


17|08|10 (da Il giorno che vissi due volte)

mio sposo















Io ti dico i colori,
ti dico questo è un verde, non un rosa. 
Tu mi dici gli ardori,
mi dici questo viene prima, questo viene dopo, 
mia sposa.

lunedì 12 ottobre 2015

dedizioni



















I laccatori cinesi portavano sulla barca il vaso in mezzo al lago, affinché la polvere sollevata dal vento non ne corrompesse la delicatezza della pelle. A lavoro finito, gli schiavi di quella perfezione, tornavano a riva, a casa. L'opera era poi venduta. 
Neanche l’ombra di un'impronta, su quella superficie di luce riflessa.    

venerdì 9 ottobre 2015

Vale tutto? Quasi.








Ultimamente non so più cosa pensare delle cose del mondo. Per esempio, cosa ne penso del caso Marino? Non so. come faccio a saperlo? Ha rubato, non ha rubato? Se restituisce i soldi vuol dire che ha rubato o solo che è pragmatico, boh.  Cosa penso di Putin, dei bombardamenti di Putin contro l'Isis in Siria, ma è contro l'Isis o no? Sta bombardando a fin di bene? Sta bombardando un po' anche per noi? e l'Ucraina? cosa ne penso della politica russa nei confronti dell'Ucraina? Dove eravamo rimasti?
Chi è buono?
Chi è onesto?
Il Papa è un rivoluzionario o solo l'altra faccia di un programma di restyling propagandistico, creato apposta così "libero e bello" per illuderci che qualcosa stia cambiando, senza cambiare niente di sostanziale? 
Boh.

Ho un problema col mio pensiero. Non so dove metterlo, dove posarlo, dove spostarlo nella scacchiera delle manovre internazionali, e anche nazionali. 
lo sollevo, non lo poso, sono costernata dalla mia inettitudine al giudizio.
Cosa ne penso di Renzi? Boh. Non mi fa pensare al comunismo, del resto di quale comunismo parlo quando parlo di comunismo?
Mah.

Tutto questo non lo dico né per fare tendenza né per fare contro tendenza. E neanche perché non me ne freghi niente di capire.
È che sono oberata dalle informazioni, ma assolutamente paralizzata.
io vorrei pensare qualcosa, ma non ho gli strumenti. O forse ne ho così tanti, che tra loro, si annullano.
ieri notte ho studiato Gramsci con mio figlio. L'idea che il linguaggio determini il giudizio, che il giudizio, il pensiero, inteso anche come opinione, perché no, sia in parte la conseguenza del condizionamento culturale nel quale cresci e vivi. 
Una cosa del genere, abbiamo letto, e discusso un po'. Senza pretese da esperti.
Beh. 
Cosa c'entra?
Niente.
Non c'entra niente.
è che mi viene da mettere insieme le cose fra loro, ma non per ricomporle.
Io dico: non capisco cosa devo capire, perché forse la realtà è che non devo capire niente.
Non c'è un giudizio, perché non c'è un parametro.
Vale tutto?
Quasi.

Cosa ne penso?

Stento a pensare.

Mi vado a prendere I Quaderni dal carcere, però, in biblioteca. Mi è venuta voglia di leggere del pensiero.

mercoledì 7 ottobre 2015

la scoperta dell'acqua










Oggi cammino.
Mi fermo solo al distributore dell'acqua in una piazza triste, un po' in periferia.
C'è un signore che riempie le sue bottiglie, mi spiega che è l'acqua è gratis, dal suo lato. Dall'altro no, dice Quella gasata costa zerocinque, ma da questa parte è niente. A me non piace gasata, dice.
Io la vorrei. Vorrei tanta acqua anch'io, mi piace quel posto dove regalano l'acqua. Ma non ho le bottiglie. Sono capitata qui per caso, camminando con un libro in mano. Il libro si intitola Sognando Babilonia, parla di uno che mi ricorda uno che conosco molto bene. Sono a pagina trentacinque e mi son detta di camminare tutto lungo la pista ciclabile senza fermarmi mai finché non sono a pagina cinquanta. Cinquanta è la fine della passeggiata. Ma il distributore d'acqua, tutta la storia del signore con le bottiglie, mi hanno distratta, adesso non so più dove sono. Camminavo lungo la pista ciclabile per non andare da nessuna parte e la pista ciclabile mi ha portata qua. Un qua con l'acqua ma senza bottiglie, vorrei dire al signore.
Vorrei anche raccontargli del mio libro ma non è facile, non c'è un collegamento.
Gli chiedo se viene spesso qui?
Ogni tre giorni, dice.
Magari, adesso che so che c'è questo posto dove regalano l'acqua, una volta o l'altra ci vengo anch'io, gli dico.
Venga, è conveniente.
Mi mancano ancora una ventina di pagine poi torno indietro, vorrei dirgli, magari, se quando torno è ancora qua a riempire bottiglie, non so, ci si potrebbe dire ancora qualcosa. Ma cosa vai a dire a uno che se ne sta con le sue cose, la sua vita e l'acqua. L'acqua è solo un niente,nella vita, un'incombenza, un  risparmio piccolo.
Allora lo ringrazio, riprendo a camminare, cammino cammino, penso di essere chissà dove e sono solo dietro la stazione. La pista ciclabile di interrompe così, senza motivo. All'improvviso non si va più da nessuna parte.
È tardi, non ho comprato niente per il pranzo.
Farò qualcosa con quello che c'è in casa, penso, farò una pasta. Mino non la vuole la pasta, ma se c'è la mangia.
Cosa deve fare uno che di ritrova un piatto di pasta pronta, se la mangia.


Poi mi dico Già che siamo qua, ci sediamo su una panchina della stazione e arriviamo a pagina cinquanta?  Meglio di no, non vorrei che mi prendessero per una barbona. Ultimamente a stare seduta a leggere all'aperto, mi viene da pensare che potrei dare l'impressione di una che non sa dove mettersi, dove posarsi. Allora cammino un altro po', arrivo a casa, penso ancora all'acqua, alla mia scoperta dell'acqua, poi non ci penso più.



 

martedì 6 ottobre 2015

la bellezza (esercizi) e pensieri sul niente e su mio cugino

Dato che in questo periodo mi sento brutta, sia dentro che fuori, per via del confronto con certe foto vecchie che ho trovato (per colpa di Gi) un hard disk dove mi sentivo vecchia (allora) ma in realtà ero  abbastanza non da buttare, ho deciso di fare qualcosa per tornare con quella faccia. 
Mi sono documentata e ho trovato una che diceva di far fare ginnastica alla faccia.
Ho fatto questa ginnastica.





 e poi sono diventata così



Insomma. Non è che sia stato proprio miracoloso sto cambiamento.



Ieri sono venuti A e D a cena, e abbiamo parlato di molte cose, tra le quali: progetti molto ambiziosi cinematografici teatrali e youtubeschi, e anche di opinioni.

A proposito delle correnti di pensiero politico, dicevo, che più una corrente di pensiero politico si precisa, meno persone vi si rispecchieranno e meno speranze avrà di affermarsi.
Come dire: È più facile puntare sul nero dispari, che sul tre rosso.
Quindi, puntare piuttosto sull'onestà e in generale sul benessere (tutti vogliono essere onesti e benestanti), che su la condivisione delle risorse e la rinuncia a certe sicurezze in funzione di qualcuno che non ne ha nessuna (non molta gente non ama condividere le proprie risorse con estranei meno fortunati perché considera la propria sfortuna più degna di nota delle altrui)
I generale comunque è abbastanza chiaro che più dici cose, peggio è.
I leader si stanno specializzando nel parlare molto del niente, per avere consenso.E hanno ragione. Un buon leader dovrebbe essere un grande specialista del nulla.

e non solo i leader politici, anche scrittori e poeti dovrebbero esercitarsi a parlare stando il più zitti possibile, per non disturbare nessuno e far essere tutti d'accordo con quello che dicono, cioè niente.

il niente mette tutti d'accordo, perché è di un'eleganza e di una versatilità inaudita.


E parlando di ciò, ci siamo mangiati un salamino piccante di origine lucana. Tutto.




Pensavo un'altra cosa, che non mi ricordo più.
Era una cosa molto importante sul tempo.

e poi volevo parlare di mio cugino.

mio cugino non è mio cugino ma ormai è come se lo fosse.
lui è bellissimo.
è ginnico.
mangia sano.
fa meditazione.
fa yoga ashtanga.
recita benissimo.
è generoso.
intelligente.
bello fuori e dentro.
è un miracolo che io abbia un cugino simile.
una bella fortuna.


Ecco.