lunedì 23 gennaio 2017

odio le storie









Ho comprato le pennette alle lenticchie per sognarmi un modo molto sano di vivere. Queste pennette però non fanno parte della mia vita, perché non mi piacciono. E tante altre cose. 
Quello che voglio dire è che io voglio dire basta a queste fatiche contro natura. 
La stessa cosa la voglio dire per le storie. Io le storie le odio. Non credo alle storie. Per me non c'è nessuna storia. Ci sono tracce tra le cose, che possono essere seguite (come le figure delle nuvole), e possono diventare immagini o pensieri o altro. Tutte queste tracce possono dare l'impressione di una storia, ma in realtà sono solo atomi, elettroni, protoni neutroni e, qualche volta, neutrini.

sabato 21 gennaio 2017

cose da fare









Quasi mai riesco a fare le cose che dico che devo fare. Io quando dico che devo fare una cosa, perché so che devo farla, quasi mai poi la faccio. Non perché non voglia, ma perché mi coglie il sonno. Sembra che il sonno mi colga apposta, di proposito, per non farmi fare le cose che so che devo fare. Il sonno mi viene addosso come un tram, e non vuole farmi fare le mie cose. Perché? Io non voglio non fare le cose che devo fare. Le vorrei fare, ma non è colpa mia se il sonno arriva al gran galoppo. Ooooh. Io quasi sempre, se devo fare una cosa, mi dispongo per bene. Ma quando poi, quando sono quasi pronta, ecco che il sonno, come un turco forsennato coi denti stretti dal gran galoppo avanza, e mi stende.
Quasi mai io riesco a fare una cosa di quelle che devo. E' praticamente impossibile. L'unica possibilità è camuffare le cose da fare da cose inutili,  che si potrebbero tranquillamente non fare. 
Quasi sempre le cose che faccio volentieri, cioè senza aver voglia subito di dormire, o di non esistere, o di scomparire sulla porta dell'agire, sono cose inette e sciocche e di nessun valore e di nessun peso, politico socioculturale economico o cosmologico, le altre niente.

giovedì 5 gennaio 2017

non visto non detto

Alle medie la mia professoressa di italiano distribuiva delle foto ritagliate da riviste varie, a ciascuno la sua, sul banco. Il compito era: descrivi ciò che c'è. Non, descrivi ciò che vedi, ma ciò che c'è.
Non sono mai riuscita a svolgere quel compito. Non sapevo da che parte cominciare. Guardavo l'immagine e, più la guardavo, più mi sembrava impossibile descriverla senza tradirla. Partivo, sì, partivo di solito dalla cosa più evidente, un elemento centrale come, sì, quello che vedevo. 
Se vedevo una un cancelletto, una strada, allora scrivevo: un cancelletto, con dietro una strada. Poi non sapevo dire altro, perché sì, ecco, sapevo che c'era dell'altro, i miei occhi lo sapevano, ma io non lo sapevo dire, perché era come se mi sfuggisse. Tutto mi sfuggiva, perché quell'immagine non sapevo da che parte guardarla, cosa guardarla, da dove cominciare a guardarla. Dal centro, dall'alto verso il basso. Io odiavo la mia professoressa di italiano. Eppure quell'esercizio era importante, utilissimo e, come tutte le cose utilissime, difficile. 
Perché l'oggettività è crudele, chiede alla mente di mettere da parte se stessa, di guardare senza giudicare, di disporre le cose come le cose sono, nell'ordine giusto, di grandezza, spazio, collocazione.
Se mi chiedo adesso: Cosa vedi? di fronte a qualsiasi cosa, anche inventata, anche prodotta dalla mia stessa immaginazione, molte volte non so. Non so. Vedo, ma non ho le parole.
E' poi da quello scontro, tra l'immagine nitida e l'inadeguatezza a dirla, tra le cose e tutti i nomi possibili delle cose stesse, che si compie l'aggiustamento, che si opera la scelta, sempre un po' storta, pencolante, il risultato di un trauma, di uno strappo insanabile, tra l'essere della cosa e il silenzio della sua ombra.


mercoledì 4 gennaio 2017

pinguini e riflessioni sulla famiglia

che bello sarebbe se le persone nascessero da uova abbandonate sulle spiagge, e dopo se ne andassero come pinguini.
una volta credevo molto nella figura materna, invece adesso penso che la figura materna se non ci fosse si starebbe benissimo lo stesso.
No no. molto meglio le uova.
esci dal tuo uovo, non sai altro, e stai benissimo. 
Molto meglio le uova sulla spiaggia.
come i pinguini.




martedì 3 gennaio 2017

Più ordine







In questi giorni preferisco scrivere pensando di non essere io quella che scrive. Come alcune volte preferisco camminare pensando che le gambe con cui cammino non siano le mie.Per camminare con più coraggio. Il the al gelsomino è buonissimo e mi dico sempre che andrebbe bevuto tutte le mattine. Ci sono tante cose che mi dico che dovrei fare tutte le mattine, come la ginnastica e le passeggiate e, finire i libri. Molte cose non vogliono restare le stesse, dopo un po', è come se perdessero presa sul tempo, come se si sfaldassero prima di arrivare in fondo. Come la neve, a volte, che non ti dà la soddisfazione di posarsi e restare. A me piacerebbe che ci fosse più ordine nel tempo. Che le cose avessero tutte un prima e un dopo, ma per molte non è così, è una cosa che prima o poi si vede, e non è bello. 
Mi dico sempre di fare cose, ma poi, o non le faccio o, se le faccio, non sono quelle, non sono le stesse di quando lo dicevo. E questo non va bene. Ho messo lo smalto sulle unghie, sì. Almeno questo l'ho fatto. E sono andata anche dalla parrucchiera a dirle che voglio tagliare i capelli corti. Lei ha detto Sei sicura, io ho detto Sì. Lei ha detto che se ha posto mi chiama. Sono uscita. Dopo un po' di passi ho sperato che non mi chiamasse, perché non ero più sicura. Adesso ho paura che mi chiami la parrucchiera per dirmi, ho posto, vieni che ti taglio i capelli corti.
Mio nonno mi minacciava sempre di tagliarmi i capelli. Perché lo faceva? Per gioco? Era un gioco davvero stupido, non so come non se ne rendesse conto. 

termosifone













una volta io avevo un termosifone
sul quale si era sciolto un pastello a olio
e quando passavo, col dito, passavo,
e il dito diventava azzurro
e mi mettevo l'azzurro sugli occhi
come faceva una zia vecchia col collo molle
ma ricca.
A volte, l'azzurro sugli occhi.
Il mio termosifone era portatore di questo azzurro
bellissimo e molto più segreto,
grazie al pastello sciolto che era una fabbrica di felicità
quasi come un perfetto miracolo caldo.

persone orrende e schifose da far sparire

Secondo me ci sono molte persone cattive. Molte di queste si trovano in posti che uno neanche ci pensa. Non nelle scatole di veleno, no no. Molte persone cattive si trovano nei sacchetti di caramelle. E sono cosparse di zucchero. Ma fanno schifo.
Le persone cattive sono molto pericolose quando sono nei sacchetti rosa e bisogna fare attenzione perché ti possono fare male e ti possono anche avvelenare e mettere sotto terra dopo un accoltellamento e un dissanguamento alla gola per sgocciolamento  Non lo dico per dire, lo dico perché sono cattive, anche se hanno lo zucchero sopra. Quindi attenti. Se vedete persone cattive, tipo con gli occhi piccoli dallo squallore e dalla piccolezza di vedute, e persone che tutti i mesi prendono lo stipendio e sono lo stesso schifose e cercano in tutti i modi di fregare gli altri e non hanno pensieri buoni ma anzi, e sono anche disoneste e rubano agli altri, sempre facendo credere di essere buone o di avere cause culturali, tipo Amiamo la poesia o altre baggianate del genere, non credeteci.
Tutte quelle perone lì,  del tipo culturale ma con gli occhi piccoli, vanno buttate, non toccate. 
Perché non c'è niente come quelle persone con lo zucchero intorno nei sacchetti rosa, bleach. Che schifo, quelle persone. 
Sono proprio persone schifose che non varrebbe neanche la pensa di ricordarsi che esistono.
E se ti rubano qualcosa ancora peggio.
Allora, in quel caso, l'unica possibilità è concentrarsi per farle sparire come un maremoto.
Frrrrrr. Zac.