lunedì 31 agosto 2015

pensieri molto costruttivi

camminavo pensando che è proprio vero: Bisogna imparare a difendersi. Ma non solo a difendersi,anche a vestirsi. E a farsi volere bene. È importante presentarsi al meglio. Non buttarsi via. Curarsi. È molto importante che gli altri percepiscano di noi una certa dose di determinazione.la testa alta. L'orgoglio per il luogo dal quale veniamo. Le origini.
però, pensavo, tutte queste cose, che pensi, che potrebbero servirti a qualcosa, alla fine non ti servono.

sogno

in questo sogno all'inizio ero all'aeroporto e mi trovavo vicino a uno che non conoscevo ma che mi ispirava fiducia, e gli chiedevo Secondo lei, dove devo andare?
 e lui diceva Secondo me deve chiedere al ferroviere. E questo non mi stupiva per niente (eravamo all'aeroporto). Poi il tipo mi indicava una via per raggiungere agevolmente il ferroviere, e io mi arrampicavo tenendomi a una maniglia su per una specie di botola e alla fine trovavo della gente in fila che diceva Veloce che si parte (per la tournée). Allora, essendo che non c'era tempo per le domande mi mettevo anch'io in fila con gli altri, che casualmente conoscevo e che casualmente anche loro sapevano della botolo e del ferroviere (immagino). Poi salivamo sull'aereo ( ! ).
sempre nel sogno poi facevamo uno spettacolo nel quale io non avevo una parte molto precisa. Sì, dovevo fare delle domande a uno che camminava intorno a un tavolo, ma le domande non le sapevo bene e doveva anche mettermi una salopette all'ultimo momento, che mi dava mia cugina, che aveva ricevuto una telefonata da Lucia che le diceva di dirmi che non era quello lo spettacolo dove dovevo essere, era un altro, ma ormai non c'era più tempo, che le avevo fatto fare una figura di merda, ad essere lì e non là, a fare il mio spettacolo, che adesso non si sa come si faceva.
Poi io e mia cugina andavamo un po' in giro a piedi in questo posto dove si faceva lo spettacolo sbagliato, ed era in Spagna. Ed era molto bello, Sembrava il Messico, le dicevo. e lei diceva che sì, poteva sembrare il Messico, ma da alcuni particolari si vedeva benissimo che lì era Spagna profonda, e poi diceva Comunque qui, te ne accorgerai, basta girare l'angolo ed è tutto un altro panorama. Però, per fortuna, il nostro panorama non cambiava. L'unico problema era che mi ricordavo che quando avevo chiesto al signore dell'aeroporto l'informazione e lui mi aveva detto di provare ad arrampicarmi su, per chiedere al ferroviere, la valigia, non l'avevo presa. Cosa me la portavo a fare la valigia? l'avevo lasciata lì, temporaneamente, vicino al signore dell'informazione, che mi sembrava uno affidabile, per non stare a portarla di qua e di là, che era inutile. Solo che poi quelli della fila, della tournée mi avevano detto Sali, che è tardi! e io ero salita subito e la valigia l'avevo lasciata vicino al signore.
Che signore, mi dice uno che poteva essere lo zio di un mio amico che si chiama Marco.
Il signore in piedi dell'aeroporto, gli dicevo io.
e lui, lo zio di Marco, che stava giocando a briscola o a scopa con un altro suo amico, un friulano che non conoscevo, mi dice, Guarda, l'unica è che chiamiamo il cugino di mia moglie, che lavora all'aeroporto, si occupa della sicurezza, quando finisce il turno gli chiediamo se per favore può dare un'occhiata se si trova la tua valigia. Di che colore era?
e io non mi ricordavo più per certo, se la mia valigia fosse rosso scura o nerastra sul grigio. Però, per non fare l figura di una che non sa di che colore ha la valigia gli dicevo Rossa, ma molto scura, sul nero, quasi.
e lui diceva comunque fino a domani non si può telefonare perché adesso ha già smontato il turno.
E poi dovevo andare in scena un'altra volta e non avevo niente, neanche un tovagliolo per scacciare le zanzare.

domenica 30 agosto 2015

prima che il vento si porti via tutta la salvezza.

Io ve lo vorrei chiedere, Ma perché urlate in questo modo? Cari vicini di sotto che urlate la mattina presto e dopo pranzo e anche la sera quasi fino a notte inoltrata, cosa urlate a fare? Perché non andate a farvi una passeggiatina?


Mino dice che di filosofia non sa niente perché ha dovuto studiare troppo matematica e fisica. però anche di matematica dice che non è riuscito a finire gli esercizi. quindi non so. 

alla fine siamo tutti soli a cercare di fare delle cose che ci sembra che non ci vengano bene.

oggi sono andata al kaddish in cimitero per mio nonno. che poi non l'hanno neanche fatto perché non c'erano abbastanza maschi. femmine ce ne sarebbero state, ma le femmine non vanno bene.
così mia nonna scuoteva la testa e si vedeva che c'era rimasta male, che il nonno 'sta volta non si è beccato la benedizione dei morti. non che me me ne fregasse qualcosa. Il nuovo rabbino è uno con la barbetta. leggeva tutto veloce che non si capiva come le suore che ripetono le avemaria. dev'essere che a un certo punto le religioni diventano tutto lo stesso impasto di parole da ripetere e ripetere come dei ruminanti, senza più alcun un senso dentro. le religioni, che già di per sé sono delle vaccate, se poi per una volta che devi fare una cosa per far contenti i vecchietti invece fili dritto su tutte le parole e non incroci uno sguardo con un sorriso con un essere vivente, non resta proprio niente. allora penso, a questo punto lasciamo proprio perdere. e così mentre il nuovo rabbino faceva la sua menata che gli si leggeva nella voce famo presto che c'ho lo spaghetto che m'attende, e io schiacciavo le zanzare sul golfino sulla schiena curva di mia nonna, per farla stare su, un po' dritta, per non farle fare la figura di quella triste di novant'anni e passa, dentro pensavo io proprio con tutta sta roba di dio non c'entro niente.

poi torno a casa e per fortuna ti trovo "Ero lì in piedi da così tanto che le scarpe da tennis erano quasi asciutte. Erano più o meno a metà della loro vita, che poi è il momento migliore per le scarpe da tennis." e " Non appena rimediavo un paio di scarpe da tennis nuove, il mio punto di vista sul mondo cambiava immediatamente. Ero un'altra persona, di nuovo orgoglioso di camminare sulla Terra.." da American Dust di Brautigan.

Dico a Mino, faccio una pasta. Lui dice sì. Poi non la mangia. allora stappo una bottiglia di bianco frizzantino e me ne verso un po' in un bicchiere anche se bere da soli è una tristezza. apro la finestra perché c'è il venticello, e scrivo.

sabato 29 agosto 2015

kaddish

ora vado che c'è il kaddish per mio nonno. 
anche se tanto le femmine non possono dirlo. 
ma mia nonna se l'è studiato lo stesso e lo dice di nascosto.

alcune domande sulla Luna e altre rivelazioni

E alle quattro mi svegliano, non che io ce l'abbia con i giovani, però urlano in un modo. stanno al bar qui sotto, forse perché usciti da qualche discoteca chissà, e mangiano le brioches e una grida Venite tutti a casa mia, a dormire! - chissà perché sentono questo bisogno di urlarsi una conclusione, che per chi dormiva da qualche ora è un inizio traumatico. Sono sicura che l'ho fatto anch'io. Anch'io devo aver berciato in questo modo in via Galliari, alla fine degli anni ottanta, o dalle parti di via Cesare Correnti, a Milano, certe notti che andavamo in un posto a ballare latino americano nei primi anni novanta. Io non ho niente contro i giovani, ci mancherebbe. Tutti abbiamo un giovane che ci dorme dentro.
Ieri notte per esempio mi sono domandata, guardando la luna, che era piena e in mezzo ai rami di un bosco, se la Terra e la Luna fossero coeve, o se non fosse per caso nata prima la Terra e dopo la Luna si fosse messa a gravitarle attorno, o se la Luna fosse un pezzo di Terra scappato via quando la Terra era ancora molliccia, in un momento che la forza centrifuga, per un attimo, aveva avuto la meglio su quella centripeta. Chissà. Sono domande ancora abbastanza da giovani, perché i vecchi queste cose le sanno bene, o non gli viene più in mente di chiederselo perché ormai, per loro, la Luna, la Terra, sono cose a cui sono abituati e non vale più la pena farcisi delle domande sopra.  E allora penso che alla fine va bene che mi abbiano svegliata, sti giovani con le brioches, che alla fine, anche se sul momento avrei preferito che non ci fossero, o che tornassero più tardi, è come se fossero stati messi lì da qualcuno di molto saggio, per ricordarmi che questo momento della notte, quando la notte, appunto, sta per diventare mattino, si può guardare da diversi punti di vista.

nessuno se lo può permettere

Pensavo alle persone che prima erano calciatori, poi diventano allenatori, poi diventano sponsor di una squadra o di un paio di scarpe. È perché prima, all'origine, erano già qualcosa. Il problema è tutto nell'origine. certi  nascono e, verso i tre quattro anni, si cominciano naturalmente ( o anche incoraggiati o costretti ) a sentire di cominciare ad essere una cosa. come un calciatore, una ballerina, un ingegnere di pozzo petrolifero, un prete. 
Certi che mi ricordo io dei tempi dell'asilo, avevano i calzini col risvolto e il cestino tutto preciso, rosa con dei pallini, e ordinato e se glielo chiedevi, sapevano chi erano nome e cognome. Altri invece si vedeva che non importava se non si facevano la doccia tutte le mattine e arrivavano scarmigliati e per lo più senza merenda (tra i quali anch'io) o perché i genitori non ci pensavano o perché erano in ritardo o per altre ragioni sempre diverse, e quelli, a volte erano estrosi e intelligenti e sapevano già scrivere delle parole e contare fino a oltre cento e conoscevano certi misteri della scienza come la caduta dei meteoriti o il triangolo delle Bermude, altri erano abbastanza normali, solo sporchi e privi di merenda. Tra questi ultimi il rischio di non avere un' origine ben delineata era più alto. L'origine, o te la fai tra i tre e i sette anni, o è perduta. Perché dopo non sarà mai un'origine intrinseca e ben conficcata su misura. sarà un'origine posticcia. come una maschera piantata sulla faccia per farti essere qualcosa, per non farti essere niente.
Essere niente non si può. Nessuno se lo può permettere.

venerdì 28 agosto 2015

che bello

Che bello quando ti sei svegliata alle cinque e mezzo hai ritirato i panni stesi e pulito la cucina ti sei fatta un the ti sei sfregata i piedi te ne sei tornata a letto a finire Milena Busquets come nulla fosse ti sei svegliata e non piove ma non fa neanche caldo. Bello bello bello. A parte i vicini sotto che urlano con quella voce da automi. E Palmira, come un arto amputato.

giovedì 27 agosto 2015

oggi


oggi era nata cosi ben organizzata perché dovevo andare a salutare il romanzo prima che partisse. Povero romanzo tutto solo col suo cappottino e il cappellino giù fino alle orecchie che mi salutava e io pure, neanche così triste, a dire sí sí vai vai, e vai. E intanto dentro.

mercoledì 26 agosto 2015

riflessioni sulla voce di mia nonna e sulla castrazione da lei operata su tutte le cose belle che volevo nella vita (specialmente la mattina)

certe mattine mi sveglio che voglio fortissimamente un cane, poi mi dico cazzo te ne fai di un cane, hai già i pesci e sono una rottura di coglioni. infatti mi dico, i pesci, un cane invece sarebbe una compagnia. potrei prenderlo, portarlo a spasso, farmi vedere con lui al guinzaglio che sono una persona da lui amata e che si prende cura di lui. potremo parlarci. i pesci non parlano. 
che stronzi i pesci, penso. voglio un cane, mi dico certe mattine, e sono quasi lì lì per uscire e andare proprio a cercarlo. al canile. però poi sento ancora quella voce che dice, ma cosa predi un cane a fare,  che non sai manco cosa farai la prossima settimana o tra un mese, un cane è una responsabilità, un cane è un legame, un cane non è un giocattolo, un cane è come un figlio, un cane è una spesa, un cane non puoi poi mollarlo a qualcuno quando parti, chi te lo guarda? chi te lo tiene? chi te lo cura? eh, eh 

e quella è la voce di mia nonna.

mi rendo conto di avere vissuto tutta la vita dialogando interiormente con la voce di mia nonna, che tutte le volte che avevo l'impulso a fare una cosa che mi piaceva, lei mi diceva qualcosa per convincermi che quella cosa, non era una cazzata, però era, o troppo bella, o inarrivabile o non conveniente in quel momento (che poi quel momento si protraeva per sempre). in pratica mia nonna ha sempre sostenuto che non fosse né il momento, né la circostanza per vivere la vita come cazzo vuoi. perché non si sa mai. perché non ce lo possiamo permettere.

e mi rendo conto che mia nonna, se da una parte ha anche ragione, chi dice di no, dall'altra parte, certe mattine, non so. 

martedì 25 agosto 2015

molto bene


sveglia. limone spremuto. yoga per vecchi.scendo a buttare il vetro e la carta. doccia calda. stiro un po' della roba del mucchione sullo stendino e mi metto a finire la riduzione dell'insostenibile leggerezza. poi mi sa che esco, vado a comprarmi le lenticchie di quelle piccole. che me ne frega.

domenica 23 agosto 2015

idee buone ma non per me

stamattina mi ha scritto runtastic per dirmi Hi Vale, we missed you this week.
mi verrebbe quasi voglia di andare a correre per non farli preoccupare, ma non sono tanto sicura che con la sciatalgia vada bene correre. per i rimbalzi. non so. non vorrei che il rimbalzo reiterato, sulla schiena potesse avere un brutto effetto. 
anche se mia cugina dice che non c'entra la schiena. se hai mal di schiena, l'ultimo posto dove devi pensare di avere dei problemi è la schiena.
può essere l'intestino, o il fegato, al limite.
comunque ancora per oggi sto ferma.

mi è venuto in mente che mio fratello aveva lasciato a casa di nostra madre, un armadio pieno (proprio pieno, stipato) di VHS. erano quelli che davano con La Repubblica ad un certo punto negli anni ottanta. C'erano delle cose belle. Film italiani. Tipo Indagini su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. e poi anche, dopo, film stranieri. mi pare. comunque cose belle. con robert bredford e altri.
allora pensavo, se avessi la macchina potrei andare fin da ia madre e prendermi su un po' di VHS, e guardarmeli seduta sul divano.

però poi 
A non ho la macchina.
B non ho il lettore VHS
C non so se i VHS si sono conservati, potrebbero anche essere ammuffiti. da mia madre ammuffisce tutto.



quindi niente.
resterò a casa a sentire i vicini di sotto che litigano (dalle 6 e 45)


adesso se mai

adesso se mai il problema sarà come dire a Gi che ho decapitato il centigradi a fin di bene. Perché sicuramente comincerà a questionare e a dire che il centogradi era pù bello prima, con la punta e mi rinfaccerà che l'ho rotto.
però non importa. se uno è convinto deve stare sereno. io sono molto serena del fatto che adesso va meglio, senza quella proboscide senza significato, del centogradi.
non che me ne freghi più di tanto del centogradi.
in questi giorni non me ne frega di niente.
fosse per me non farei niente. come ho detto.
ma dovendo comunque partecipare alla vita dell'alba del giorno e del tramonto come tutti gli altri animali per non dare nell'occhio, per non essere poi additata come larva o come parassita, allora cerco di fare qualcosa. di utile e costruttivo. che si configura nel passare questo centigradi nelle intercapedini di
termosifoni
spazi eliminali tipo frigorifero/lavapiatti,
i bordi del bidet e del cesso
i bordi dei lavabi
le piastrelle e la doccia (dentro e fuori).


oggi (piccola cosa(

Oggi non riuscivo a fare niente delle cose che volevo fare. perché appena mi mettevo lì subito mi veniva sonno.
allora ho preso il centogradi e gli ho staccato un pezzo che secondo me era inutile o anche dannoso, che sarebbe poi la punta, quella che teoricamente dovrebbe essere direzionale.
e l'ho buttata.
Poi ho passato il centigradi sia in cucina che in bagno, ed era tutto pulito. allora da lì in poi le cose hanno ricominciato ad andare un po' meglio.

mercoledì 19 agosto 2015

alcune riflessioni su cose varie

MORBIDEZZA
Mi stavo chiedendo appunto (stamattina alle cinque e cinquanta), una cosa sulla morbidezza del gatto. la questione consiste più o meno in questo: Quando noi affondiamo le mani nel gatto, percependone la morbidezza del vello, e proviamo la naturale sensazione di gradevolezza, e desideriamo ancora di più accarezzare il gatto, il quale a sua volta attiva il ronron per manifestare la propria approvazione al nostro concederci alla sua morbidezza e si lascia percepire e godere in tutta la sua morbidezza di gatto dal pelo morbidissimo e cremoso, noi, cosa facciamo?
noi, quando accarezziamo il gatto, cosa stiamo facendo?
lo accarezziamo per manifestargli la nostra simpatia di uomini, la nostra gentilezza e la nostra disponibilità a prenderci cura di lui e del suo vello, o per altre ragioni più interconnesse al fatto che quando affondiamo le dita lungo e attraverso la sua superficie pelosa, la cosa ci piace?
se il gatto, invece del vello, del manto morbido e folto, avesse dei chiodini, 
ci piacerebbe ugualmente accarezzarlo?
i gatti crostosi e malati, i gatti maschi che tornano dalla guerra gatto-cosmica, ci piacciono? ci invogliano le carezze? 
non so.
non mi pare.
quindi, smettiamola di dire che noi accarezziamo i gatti perché ci piacciono i gatti, nel senso truffaldino di amare l'animale gatto in quanto animale, e ci piace prenderci cura di lui.
la verità è che il nostro affetto, il nostro desiderio di comunione col gatto risiede tutto nella morbidezza.
tolta la morbidezza ( ammesso che sia possibile concepire appunto un gatto senza pelo, o rognoso, o con degli stuzzicadenti al posto dei peli), tolto il fascino ancestrale e il potere atavico del gatto sui nostri sensi e, dunque, dal nostro cuore.
noi non amiamo il gatto, non l'abbiamo mai amato.
abbiamo amato, semmai, la sua morbidezza. la sua occasione di piacere sfruttabile e di facile portata.
noi dovremmo ammettere di non amare il gatto in quanto gatto, o di non amare del gatto che la sua qualità più importante per noi. la sua essenza tattile. non che sia una colpa. era solo per rimettere le cose al loro posto.

REGOLARITA' | COLAZIONE
Quando avevo cinque sei anni andavo a dormire dalla bisnonna Lucia. La mattina, sempre, ogni mattina che mi svegliavo a casa sua, la nonna ( bis), aveva sparso per la casa l'odore del pane abbrustolito nel forno per la mia colazione.
la colazione a casa della nonna (bis) consisteva in questo pane a pezzi, il pane del giorno prima, della cena o del pranzo del giorno prima, abbrustolito e una tazza di latte e un uovo sbattuto con lo zucchero.
non so se mi piacesse il pane abbrustolito. Non me lo domandavo. Perché il punto non era se il pane abbrustolito fosse o non fosse la cosa più desiderabile per la colazione, era piuttosto che il pane abbrustolito c'era. e c'era sempre. col suo odore che diffondeva ovunque, che era sempre lo stesso odore di pane abbrustolito di quel tipo, che era il tipo di pane che comprava mia nonna (bis), con lo strutto, bianco, molto bianco (doveva considerarlo un lusso raggiunto).
la colazione mi era sommamente gradita per il fatto che era sempre la stessa, non c'erano sorprese. non c'era alcuna sorpresa. e questo doveva sembrarmi meraviglioso, a quel tempo. 
la mattina mia nonna (bis) veniva a svegliarmi, e nell'aria c'era già l'odore le suo pane caldo, e sul tavolo in cucina c'era già la mia tazza con il latte dentro e una tazzina a fianco, con dentro l'uovo sbattuto con lo zucchero, che io spalmavo sul pane, previamente, prima di cacciarlo nel latte.
era buono? sì, era buono. era buonissimo.
perché?
perché mia nonna sapeva sbattere l'uovo come nessun altro. sapeva sciogliere lo zucchero dentro l'uovo. non so come facesse. non ho mai più assaggiato nessun uovo sbattuto così bene, con quella sapienza.
 la considerazione era solo questa: la colazione a casa di mia nonna (bis), era la colazione, non suscettibile di miglioramenti.
non c'erano altre colazioni concepibili. perché era il rito del profumo del pane, e tutto il resto.


DOLORE | FANTASMA DEL DOLORE
Quando, dopo oltre cinque giorni di sciatalgia, ho acconsentito a prendere un voltaren, il dolore è effettivamente scomparso. Ma dove?
dove scompare la sciatalgia, quando prendi il voltaren?
la risposta è che non scompare. si nasconde da qualche parte. Io credo che il dolore, quando prendi un antidolorifico, si nasconda nella memoria. 
ti ricordi del dolore, sai dove si trova, anche se al momento è irreperibile.
dov'è il dolore?
non si sa.
è un'illusionismo. 
non so come rapportarmi a questa assenza di dolore, diffido di lei. Ho l'impressione che sia truffaldina. che sia un raggiro, un inganno che prima o poi si rivelerà nella sua ingenua inconsistenza.
il dolore raggirato si vendica, penso, chinandomi a raccogliere i jeans che solo ieri sera mi sarebbero sembrati irraggiungibili.
molto bene. Noi viviamo così. di queste scorciatoie. adesso l'ho capito. 
però continuo a pensare al dolore fantasma, al luogo del suo stare in attesa, al suo limbo.
il luogo nel quale i dolori scacciati, estromessi, dimenticati a forza, attendono pazientemente il tempo dell'irruzione finale.

Per oggi solo questo.



lunedì 17 agosto 2015

diciassette agosto quindici

Allora viene il momento che scendi in cantina a cercare la pompa della bici e trovi la scatola delle palline di natale con l'albero finto conficcato in un tubo e ti si stringe il cuore mentre ti sovviene che son già due o tre natali che l'albero non si fa più, e ti dici Se buttassi via tutta sta roba? E pensi non si sa mai, magari quest'anno. Poi ti dici Mino ormai è grande non gliene frega più niente, lo facevi per lui, pensi Buttiamole va. Poi pensi Ma che ti fanno ste palle? tienile che non si sa mai. Siamo pure ebrei, pensi. Ma che c'entra, pensi,vedi mo che adesso uno perché e ebreo non può più farsi l'albero di natale, ci mancherebbe ancora. Allora le lasci stare li e, anzi, ti viene anche voglia di ampliare la collezione. Ma perché uno deve sempre fare le cose che non gli piacciono e quelle che gli piacciono devono risultare in un modo o nell'altro sconvenienti? Fanculo, ti dici. E ti riproponi anche di comprare un nuovo alberello, più folto, meno spennacchiato, questo Natale, e di far su un bell'alberone addobbato coi fiocchi. Col coso in cima. il coso lì. il pennacchio. Pennacchio?
Il punteruolo.
Il pungiglione.
Come si chiama?
Il puntone.
Puntale.
Ecco sì,puntale.
Un bel puntale. E non se ne parla più.

sabato 15 agosto 2015

diario quindici agosto del quindici


qui nel condominio adesso c"è la moda, quando si stende, di appendere le mollette agli angoli lenzuola, per non farle svolazzare in aria e rivoltarsi come teste di cavalli imbizzarriti.
ho provato anch'io, ma niente. Sono indomabili. Il vento solleva anche le mollette.
forse dovrei cercare mollette più pesanti. Voglio chiedere alla vicina che tipo di mollette usa. Le sue lenzuola sembrano piombate.
non preoccuparti per me,qui mi diverto.vedo certi temporali. E faccio il caffè nella mia caffettiera, che per fortuna è sempre lei.
uno di questi giorni pensavo di prendere il treno fino all'ultima stazione, per scendere e vedere che c"è. Dicevamo sempre di andarci una volta, ma poi, forse perché il treno è sempre stato così a portata di mano, non ci si è mai saliti davvero. Ma anche per lasciarsi uno spazio libero, un angolo di occasione di inaspettato. Non so. A volte è difficile intraprendere cose. Ma a volte no.
uno di questi giorni voglio proprio andare fino a Ceres, o a Trovatello, sperando che non tiri un vento troppo forte, e vedere un po' com'è la gente là, come incartano il pane o il formaggio.
per il resto non ci sono novità. A parte i ghiri, che mia madre dice che hanno trovato il modo, dal sottotetto, di uscire in cucina, e sembra che compiano queste spedizioni solo per i pistacchi. Impadronitisi di alcuni pistacchi del barattolo, sembra che i ghiri se ne tornino nel sottotetto attraverso il loro tunnel. Però mia madre non è contenta e vuole chiudere il buco, perché a quanto dice, i ghiri spesso, durante le scorribande perdono alcuni pistacchi, che poi al mattino vanno pestati e producono rumore e schiocchi e molto disordine in cucina.


la mia sola angoscia era che, tappando il buco, i ghiri restino incastrati nel tunnel e, non avendo sufficiente spazio per voltarsi, non sappiano tornare su. Mia madre si è convinta di non murare subito il tunnel, di mettere un"assicella di preavviso, con alcuni pistacchi e l"avviso: Mangiatevi questi e tornatevente su, qua mureremo.
tutto qua per oggi.
spero che nessuno mi faccia delle fotografie. Ho scoperto che le fotografie, protratte e scattate con insistenza, possono far sparire qualsiasi cosa.

giovedì 13 agosto 2015

altri testi (per lilliput)

Un uomo è colui che si fa la doccia la mattina, che prende il grappino,che lava la macchina, che quando compra il pane e il latte e lo zucchero gli danno in omaggio la bustina di pectina per la marmellata, che paga la bolletta della luce dal tabaccaio, che si accorge che i freni della bici sono da registrare, che bagna le piante, che fa la raccolta differenziata, che fa la raccolta punti del supermercato per una padella antiaderente, che cerca il distributore dove la benzina senza piombo costa tredici centesimi di euro in meno, che se ha mal di schiena prende un voltaren, che se ha mal di testa prende un moment, che se ha mal di pancia prende un buscopan,che compra il giornale, che legge il giornale, che scrive su facebook, che gli si rompe un dente e non ha i soldi per andare dal dentista, che cerca di essere gentile, che risponde: non mi interessa, grazie,ho già cambiato compagnia telefonica due mesi fa,che si prova le scarpe ma non se le compra, che gratta il gratta e vinci, che perde le chiavi di casa, che si dimentica i soldi nel bancomat, che di notte non dorme, che crede in un Dio che però non è un Dio, che però è un qualcosa che non si sa se ci sia davvero o no, ma che in certi momenti sembra impossibile che non ci sia nessuno, che fa gli esami del sangue, che prende le pastiglie per la pressione, che compra le cose in scadenza a metà prezzo,che fa le promesse, prometto di non bere più, prometto di non fumare più, prometto di fare ginnastica tutte le mattine, prometto di sforzarmi di non arrabbiarmi più,che piega le camicie e le mette nel cassetto,che piega le mutande e le mette nel cassetto, che butta via la pubblicità che trova nella buca delle lettere, che fa gli esami di routine, gli esami del sangue, il saldo via internet, il bonus luce, il bonus gas, compra la birra, compra il caffè, la guarnizione per la caffettiera, il massaggio in omaggio, la depilazione a luce pulsata, il parcheggio orario,la tariffa flat del wifi, il congiuntivo sbagliato, il compleanno mancato,il treno sporco, il biglietto timbrato due volte, i cani da sopprimere, l'oroscopo, il detersivo biologico, il formaggio di soia, il terrorismo internazionale, l'euro, le tecniche per curare la miopia senza intervento chirurgico, le foto dei gatti, le creme antirughe, il sesso sublimato,il circolo dei lettori, il festival dello gnocco fritto, il festival dell'agnolotto, la retrospettiva sulla piadina, la pace nel mondo, la fame nel mondo, la liposuzione, i campi nomadi, come smettere di fumare se sai come farlo, il benessere dell'intestino, l'iridologia, la terapia del dolore, l'anima gemella, la fotografia digitale;oppure no. Oppure non si può sapere    

appunti per lilliput


ho provato a raccogliere le parole per strada
le parole cadute ad altri, buttate via
per non lasciarle sole
dato che le parole perdute sono le più importanti
ed è bene raccoglierle come fossero tue
perché non ne hai altre

quello che non ti appartiene ti rispecchia
perché quello che non ti appartiene è integro
e puro. finché non lo tocchi
finché le tue dita non lo disfano come
le ali delle farfalle
che il solo sfiorarle
le fa essere polvere
le fa non esistere

e tutto questo dovrebbe insegnarci qualcosa
ma non si sa se è poi vero
perché non si sa se noi siamo nati
per imparare qualcosa.
o forse semplicemente non c’è un bel niente
da imparare.

tutto quello che è al nostro servizio
è lì per essere guardato consumarsi.
lo spettacolo del consumarsi
a nostro completo beneficio
serve dunque a questo?
a darci una via di uscita, una lettura
una chiave di lettura
sul nulla intessuto su un lenzuolo di nulla

e dunque, se non ci fosse altro,
si potrebbe almeno dire che
il nostro guardare attesta il consumarsi di qualcosa
a beneficio di qualcos’altro
che poi muore.

lo spettacolo del consumare a proprio beneficio
e del morire.
ecco, più di così non si sa cosa ci sia
e perché dovrebbe esserci altro?
perché il nostro piccolo universo dovrebbe dilatarsi oltre?
non si capisce.
ci piace restare dentro le cose, a chiederci dei piccoli perché
commisurati allo spavento che ogni perché si porta dentro
e intorno.
ma il punto di domanda è un’arma a doppio taglio.
si dice a doppio taglio?
ora, solo ora mi rendo conto che non sono sicura che esista
che possa esistere un’arma a doppio taglio.
un’arma che ferisca e produca, allo stesso tempo, ferite in chi la usa
in chi offende e in chi ne è offeso.
ma forse invece tutte le armi sono così.

tutto qua.
si potrebbe dire tutto qua?
io non lo so.
come ti dico, ogni volta che sono stata chiamata a dire qualcosa
ho semplicemente raccolto le parole
mi sono chinata a raccogliere parole
trovate sul fondo.

le parole non mi sono mai appartenute
perché non sapevo né da dove venissero
né a chi appartenessero.
se fossero cadute
se fossero cadute a me o a chi altro.
io le ho solo sempre raccolte e tenute insieme

quando cerchi qualcosa lo puoi trovare qui
oppure da un’altra parte.
quando perdi qualcosa, lo puoi trovare qui
oppure da nessun altra parte.
la maggior parte delle volte la maggior parte delle cose che accadono
a cui diamo un senso, a cui diamo un’interpretazione e uno spirito
a cui attribuiamo un’intenzione e una direzione
accadono per caso.

il caso poi, viene sistematicamente trasformato
facendolo passare attraverso dei tubi e delle turbine
o dei sistemi elettrici o cose ancora più complicate
in qualcosa di più accettabile.
un destino o, ancora peggio
una scelta.

ci sono solo sassi. piccoli sassi a terra
caduti o portati dal fiume o dal vento
rotolati giù dalle montagne
per ragioni che non si sanno e non si sapranno mai.
e noi, questo mistero, non lo possiamo capire
e non possiamo capire che in questo
e quanto
e solo in questo
sta la bellezza
del silenzio.

mercoledì 12 agosto 2015

perché queste altre piccole note su Dodò, non vadano perdute

Poi basta, per qualche tempo. Non voglio accanirmi nelle note. era solo per tenere a mente alcune cose che probabilmente tra due settimane non saprò più. La sensazione di fragilità sfrontata, quasi esibita. come dire Io sono questo. tutti lo siamo.
Come se la sua grande scoperta, in definitiva, fosse stata proprio questa. Andare in fondo al corpo, uscirne con la coscienza che il corpo è la tua clava, la tua pietra focaia, il tuo cibo. il tuo inizio e la tua fine.
Sembrava che lei, attraverso il corpo (sempre seduto, raramente sollevato per mezzo di una leva breve delle braccia: da uno sgabello a un altro sgabello, e ritorno, come uno scimpanzé)testimoniasse qualcosa. Che lì intorno non c'era altro.
Lei siede per testimoniare quanto sa. 
Non molto.
Poche cose.
Alcune.
Che esiste la schiena. che la schiena è composta di vertebre. 
che le vertebre fanno male. possono far male.
che le ginocchia sono due.
che i muscoli della coscia sinistra sono atrofizzati.
che le mani possono ancora sedurre, se le muovi a ventaglio.
che gli occhi sono chiari, sono ragnatele che attendono ancora un preda.
che gli uomini non sono la cosa migliore che c'è sulla Terra.

Però senza accanimento.
Lei non è di quelle gattare che se ne andrebbero in giro a spander veleno. Assolutamente no. Ha una grazia intrinseca, appresa anche come strumento di sopravvivenza (chi vive per sedurre impara l'arte della seduzione) che la tiene connessa, in ascolto. Dice Più di sedurre mi piace lasciarmi sedurre. essere sedotti è il grande lusso.
In effetti sembra che i suoi occhi vadano in cerca di qualcosa. siano affamati di qualcosa su cui posarsi, da poter amare. da desiderare. ma vagano senza posa, senza trovare niente, nel presente. 
sono costretti a girarsi all'indietro, per ammirare qualcosa. Il tempo presente è un raccolta andato male, una semina perduta dopo una grandinata. Non offre nutrimento.

Lei però non se ne lamenta. Sembra essere arrivata oltre qualcosa, che non menziona mai. che forse non si può menzionare. qualcosa che vedono solo gli asceti, i solitari, coloro che hanno rinunciato alla parte più affamata di sé, e attendono.

mi viene in mente che da qualche parte in India ci sono degli uomini venerati come i morti vivi. persone che si sono mummificate in vita. disidratate lentamente, così lentamente che il passaggio dalla vita alla morte è venuto meno. la porta non si è potuta sentire sbattere. il silenzio ha prevalso.

ecco.
ho pensato che lei, probabilmente si avvicina a questo genere di esseri, silenziosi, il cui percorso è ormai tutto interiore, le cui sorprese sono ormai tutte interiori.






martedì 11 agosto 2015

prime note per Dodò

Si torna a casa. Dodò ci ha parlato tanto. Era seduta sulla sua storia. Ha ancora gambe bellissime. Quando le ho detto Sei bella,ha detto Grazie. Sorrideva. Ci ha offerto la grappa al peperoncino, ha detto Ho preso troppo sole oggi. Le persone col cancro non devono stare al sole, vero?
Dodò è un corpo.
Dodò è stata posseduta dal proprio corpo. Non è stato facile, dice. Il corpo c'è,non puoi negarlo, non puoi tradirlo.
la guardo. Ha ottantasei anni. Dimenticata da quasi tutti. Prende una gamba, se la tira. Verso la bocca, dice Il problema non è questo. Il problema è camminare.
ma ci sorride lo stesso.



lunedì 10 agosto 2015

Viaggio numero uno (di avvicinamento a Dodò)

Oggi andiamo in Lunigiana a conoscere Dodò. Piove. Gi è di cattivo umore perché non fumiamo da due mesi e per delle multe. È molto malmostoso per via dei baci ( che, a suo dire, gli lesino).


viaggio dietro col cane Gina.





giovedì 6 agosto 2015

nove agosto

Ecco. Volevo dire che in questi giorni sto cercando di capire delle cose sul mio cellulare. Leggo Hrabal. Litigo con Gi. Poi vorrei andare in piscina. Però, essendo ostile al sole, in piscina dovei andarci quando gli altri se ne vanno. 
Mi hanno detto che qui vicino a Chieri c'è una piscina che resta aperta fino alle undici di sera.
Magari ci vado, mi dico. Però poi, alle otto mi viene voglia di una birretta, e insieme alla berretta di mangiarci qualcosa. e così sfuma la piscina.
Non hai volontà, mi dico. E infatti, una delle cose mie peculiari più significative e che mi rappresentavano di più, tra tutte, è proprio questa latitanza di volontà. Che non vorrei definire assenza, ma poco ci manca. Soprattutto quando fa caldo e ho addosso una maglietta rosa che mi fa sentire orrendamente grassa la pancia e non mi lascia speranza in un futuro radioso (mio, del mondo) nei pressi di Chieri.