lunedì 23 giugno 2014

23|06|2014


Allora stamattina mi sveglia una voce (la mia) che nella testa mi diceva/dettava la seguente cosa

Rivelazioni

Finito è il tempo delle grandi rivoluzioni

copernicane, non si gira più

non si gira più che per vederci soli

miseramente allungati

come ombre.

domenica 22 giugno 2014

rivelazioni


Rivelazioni



Finito è il tempo delle grandi rivoluzioni

copernicane, non si gira più

non si gira più che per vederci soli

miseramente allungati

come ombre.

sabato 21 giugno 2014

i deja vu

A volte mi chiedo, ma se a uno prima che nasca gli facessero vedere com'è la vita e tutto fino in fondo come un film, vorrebbe nascere lo stesso? poi mi dico, magari è proprio questa la prova alla fine della quale ci verrà chiesto Allora,ci dica svelto, sì o no? e se uno fosse indeciso, gli darebbero la possibilità di rivedersi il film a saltelli, per pensarci un po' su. 
E quelli sarebbero i deja vu.

giovedì 19 giugno 2014

mossa a mossa (da materiali per H)





e quando partivo per tanti giorni dicevo a Gi, mentre non ci sono puoi cambiare l’acqua ai pesci?
E lui diceva forse devo andare dalle bimbe a Milano, in quei giorni.
E i miei pesci? Dicevo io, chi ci bada se non ci sono io?
E Gi diceva Mino.
Lo sai che Mino non è gentile coi pesci.
Ma io non posso stare sempre qui mentre tu sei in giro solo per guardarti i pesci, ho le bambine dalla Piera.
Che palle ste bambine maledette della Piera, dicevo io

Che palle sti pesci maledetti tuoi, diceva Gi, e ridevamo, perché era come giocare a scacchi tra due che non hanno tattica e si rispondono uguale a specchio, mossa a mossa, senza sapere neanche lontanamente dove si andrà a parare.

lunedì 16 giugno 2014

(diario 16 giugno)



è inutile che tu abbia delle certezze.
appena hai una certezza subito ti s'incertisce.

[mamma, quando eri piccola tu, io ero ancora morto?]



Vorrei una fede piccola e mia 
per non avere mani e piedi
là dove subito si dìsfano
i misteri.




domenica 15 giugno 2014

pazzia


pazzia

oggi mi ero arrabbiata ed ero diventata pazza perché urlavo che mi sembrava di essere stufa di essere sempre io a cucinare lavare i piatti stirare e stendere e pulire per terra e anche dietro la lavatrice, ma poi mi hanno fatto ragionare che non era vero.

venerdì 13 giugno 2014

short stories con la parola cazzo

short stories con la parola cazzo




1
c'era una volta una formica che non sapeva di essere una formica. incontra un'altra formica e pensa - che sfigata quella cosa lì, con le zampette che mi è appena passata di fianco. poi incontra un'altra formica, e pensa - oggi ne passa di gente messa male madonna. poi si vede riflessa in una goccia d'acqua e pensa - non sarò mica una cosa tipo quelle che ho visto passare prima? si guarda meglio: ma non mi dire, sono proprio una formica del cazzo anch'io.
allora poi, da quel momento, quando incontra altre formiche, le guarda con meno spocchia.
 
2
c'era una volta una rana in uno stagno. tutte le sere gracidava con le sue amiche sul bordo dello stagno mentre i maschi erano a caccia di zanzare. faceva una vita molto tranquilla e regolare. un giorno però si dice- cazzo, mi rendo conto che in tutta la vita non sono mai stata da nessuna parte. sempre qua a gracidare tutte le sere. non c'è una volta una sera che abbia fatto una cosa qualunque che non fosse gracidare.mai. non mi è mai neanche venuto in mente che magari potevo chessò, farmi un giro, andare a dare un'occhiata quel che succede qua intorno. niente.solo stagno e gracidare tutta la porca vita.
allora da quella sera non gracida più.

3
c'era una volta un asina. c'era una volta io che mi ero innamorato di quell'asina. tutte le volte che potevo le davo un bacio sul naso. il naso degli asini è morbidissimo e sopra ha dei piccoli pelettini che pungono un po' le labbra ma non fanno assolutamente male, anzi. cazzo. era bellissimo baciarmi la mia asina.

4
c'era una volta un orso grassissimo. quest'orso non aveva amici perché non gliene fregava niente. stava bene da solo sotto il suo albero di gelso. era molto grasso e qualche volta pensava - uno di questi giorni mi faccio una corsetta tanto per dimagrire.
però questa corsetta mai che la facesse. una volta era stanco, una volta non c'aveva voglia, una volta faceva troppo caldo. insomma, pensava l'orso - se corro o non corro sono fatti miei. non è che c'è qualcuno che
mi controlla e mi dice cosa devo o non devo fare. allora poi l'orso ad un certo punto una bella mattina si alza, si stira, e bel bello si fa una corsetta. la cosa gli piace e il giorno dopo ne fa un'altra e anche il giorno dopo. dopo poi, tutte le mattine l'orso si fa la sua corsetta e dopo alla fine dimagrisce. però poi un giorno l'orso, mentre corre si dice- che idea del cazzo questa di correre, non so proprio come mi sia venuta. è proprio un'idea del cazzo. però continua a correre, perché ormai si era abituato.

5

c'erano una volta un bruco e una farfalla. il bruco guardava la farfalla con un certo interesse. pensava di mangiarsela. allora la farfalla gli dice - guarda che ti ho capito tu che cosa stai pensando, di mangiarmi eccetera. ti avviso subito che è un'idea del cazzo.primo perché ho le ali e scappo. secondo perché tra un po' anche tu diventi farfalla. non ci si mangia tra gente della stessa categoria.

6

c'erano una volta un elefante e un topo. Elefante - dice il topo. ma l'elefante non sentiva perché era troppo in alto e anche perché stava facendo un'altra cosa. allora il topo gli dice di nuovo- elefaaaante. ma niente. l'elefante non lo sente. allora il topo sale sulla zampa dell'elefante si arrampica su su fino all'orecchio dell'elefante e ci urla dentro: elefanteeee
allora l'elefante prende il topo con la proboscide, lo tiene appeso per la coda e gli dice - che cazzo vuoi che urli così, sei scemo o cosa?
e il topo gli risponde - scusa, mi sentivo solo.



















mercoledì 11 giugno 2014

pesci rossi considerazioni



A proposito dei pesci rossi, non è vero che i pesci rossi non sono longevi.

La maggior parte dei pesci rossi muoiono perché cadono per terra insieme alla boccia di vetro urtata per sbadataggine, perché qualcuno per errore dà loro troppo da mangiare, o per dimenticanza, troppo poco.

I pesci rossi, con la loro vita, sono termometri di attenzione, con la loro morte, saranno accusa e condanna, alla nostra distrazione eterna, dalla profondità.

appunti sullo scrivere della luna

quel che mi piace di più è scrivere in un modo da sentire che c'è sempre, un po' di discrepanza, tra quello che pensavi che avresti scritto e quello che poi scrivi davvero. ma se mi metto lì, a dire Adesso scrivimi questo, mettici questo inizio e questa fine e questo e quest'altro in mezzo, ecco che subito mi sale una noia, una noia che mi fa prima sbadigliare, poi venire voglia di andare a fare dei lavori come lavare i piatti o aggiustare la sedia o lavare i vetri o anche solo camminare.
per esempio adesso mi ero detta Scrivi qualcosa sull'arcobaleno della luna di ieri sera, ma poi mi sono detta, cosa dovrai scrivere mai dell'arcobaleno della luna di ieri sera? niente. la luna faceva l'arcobaleno.

venerdì 6 giugno 2014

Gi che racconta Paul Auster Tizio Caio e Sempronio



C'è uno che si chiama non mi ricordo più diciamo Tizio per semplicità, che però scrive dei gialli sotto lo pseudonimo Caio, nei quali il protagonista è un detective che si chiama Sempronio, però lui, Tizio, non si riconosce per niente in Caio, perché non gli piace e lo sente come un estraneo, si riconosce un po' di più in Sempronio,che il protagonista dei gialli di Caio, che sarebbe lui, sotto pseudonimo, che scrive i gialli di Sempronio che è un detective. Poi però Tizio all'inizio riceve una telefonata in cui c'è uno che lo cerca pensando di parlare con Paul Auster, allora lui in quel momento si finge Paul Auster, e siccome deve risolvere un caso nel quale deve proteggere uno, ne va della vita di questo qua, allora lui, Tizio, indaga un po' facendo finta di essere Paul Auster, fingendo però, trattandosi di un giallo, appunto, di essere Sempronio, il protagonista dei gialli di Caio, che sarebbe lui. E alla fine, andando avanti come Sempronio, arriva un punto che Paul Auster vero lo va a cercare e lui, Tizio, che fingeva di essere Paul Auster nei panni di Sempronio, finisce che non è più nessuno. Sparisce. Non c'è. Come identità.




Non so se mi è piaciuto, te lo devo dire, perché a me le storie che finiscono male mi lasciano sempre sul finale un nervoso.




(Gi)

domenica 1 giugno 2014

aspetto che mi venga un qualche coraggio + disciplina

La disciplina è tutto in certi casi, soprattutto se non hai il sostegno di una fede in un dio
se hai il sostegno della fede in un dio poi anche permetterti di essere più indisciplinato, perché hai la fede che comunque un po' ti sostiene, ti tiene su. invece se non hai la fede è più difficile e ci vuole questa disciplina, che però, non avendo fede e non essendo abituati quindi a credere più di tanto alle cose, ma solo per brevi periodi e sempre con una certa diffidenza nell'assoluto, è difficile imporsela. Anche perché una cosa è darsi una disciplina una volta ogni tanto, un'altra è darsi la stessa disciplina tutti i giorni. Perché un altro problema della disciplina è che per essere una vera disciplina va ripetuta. Se la pratichi con costanza, se ti ci applichi con una certa dose di entusiasmo, all'inizio ti dà forza, una cosa addirittura un po' da invasati, per quanto ti senti bene e figo nella tua disciplina. però poi alla lunga, una volta che la si è per così dire introiettata e fatta propria, questa disciplina (si dice sempre così delle discipline : intriettare, fare proprie) ecco che la disciplina stessa comincia a diventare un'enorme rottura di coglioni. Pur continuando a ravvisare nella disciplina una via d'uscita al torpore e alla depressione e al vuoto dell'esistenza, questa disciplina dopo un po' perde smalto, diventa, più che una disciplina, un obbligo che oltretutto ti sei imposto da solo, per di più. quindi ti senti anche coglione, alla fine. per usare una parolaccia.
Comunque io la disciplina sento che mi potrebbe aiutare moltissimo, perché in questo periodo sono proprio a corto di spinte. Lo dimostra il fatto che alle sette mi sono svegliata, mi sono alzata ho lavato dei piatti e sono tornata nel letto e adesso non faccio niente. 
Aspetto che mi venga un qualche coraggio.