Ogni volta che penso: devo istituire una regola, da ora in poi. Ogni volta che penso da ora in poi, finisce male. Perché qualcosa in me rifiuta l'assoggettamento al tempo. IL fatto di pensare: io domani e dopodomani più o meno alla stessa ora mi sederò qui, come Virginia Woolf, per esempio, e scriverò il diario.
Prima di tutto io non sono Virginia.
È terribile.
Virginia poteva sedersi perché aveva intorno tutto un contesto giusto, un dove sedersi, il giardino fuori, quella specie di pace giusta, una misura perfetta che la circondava e l'ammantava tutta di quel suo essere perfetta là dov'era, nella sua grandezza, nella sua pazzia triste e perfetta. I gesti cauti, misurati, la tazza di tè. Come doveva essere naturale e bello, essere Virginia.
Io ho comprato un libro di fotografie del giardino di Virginia. Ho sbavato su quel libro. Volevo tutto. Tutti i fiori, tutto il giardino, tutto il cielo, tutto il profumo che le stava intorno. Anche i mattoni della casa, anche le zolle di terra, avrei mangiato.
Perciò io non sarò mai Virginia, lei non sbavava.
Continuerò a scrivere questi appunti consapevole del fatto che non comporranno mai un opus magnum.