venerdì 20 maggio 2016

FOCCA



Un tipo bassetto sulla sessantina esce da un negozio di roba sportiva con una tipa attempata di quelle però un po' ricchette che si tengono su, coi ricci, e lui ha una racchetta in mano da cui si evince che i due sono giocatori di tennis e che qualcosa di sportivo li ha assortiti, ma si capisce anche da come lui le parla che lui si sta atteggiando a figo con sta racchetta che tiene, facendo un po' quello giovane che non sa cosa farsene della racchetta perché c'è troppo abituato, è parte di lui. Poi il baffetto sessantenne ginnico e saltellante saluta la coetanea ricchetta parrucchierata ben tenuta riccia, che già tiene in mano il celulare che non si sa mai che la chiami qualcuno mentre lei è lì a parlare col baffetto, chi lo sa. E poi arrivo io che ho in mano un gelato e voglio solo farmi come sempre i cazzi mie di quando cammino da sola lungo il pedonale. E il baffetto, accomiatandosi dall'attempata ginnica benorologiata ben tenuta, dopo averla salutata, si volta per separarsi da lei, ma girandosi per risalutarla e ancora e ancora, perché non si sa mai. E in questo, viene incontro a me. Io penso subito Questo non sa dove va, perché infatti si vede che il baffetto è ancora tutto immerso in quel tipo di movimento spastico di quando vuoi fare troppo il figo rispetto a quello che sei con la racchetta nella realtà, e agita la racchetta ormai come per riflesso condizionato, per fare vedere che lui è uno che "serve" anche per strada, o che ama tenersi allenato, chissà.

E me la scaglia sul ginocchio.

Io, che già mi ero detta Questo non sa dove va stai in guardia che ti viene a sbattere contro, non potevo immaginare che oltre a non sapere dove stava andando non sapesse neanche controllare la mano con la racchetta. E allora subito ho provato il forte dolore che si prova quando qualcuno ti picchia con una racchetta un osso del ginocchio, e non ho detto niente, perché era troppo assurdo;
poi ho alzato lo sguardo e prima che potessi dirgli Un po' di attenzione, lui stava già dicendo, non Scusi, o Mi dispiace. No.

Lui stava dicendo Focca.

Come dire Minchia. Come dire Porca troia.Ma anche un po' come dire Va che bel colpo!

Quindi poi io l'ho ignorato e me ne sono andata via col mio gelato, Perché non valeva la pena trattare con uno così inferiore.

giovedì 19 maggio 2016

esercizi non spirituali










Ma tu cosa facevi quando non sapevi più cosa fare?
Niente, non facevo niente. Aspettavo.
E poi?
E poi mi alzavo, andavo a lavarmi le mani.
E poi?
Me le asciugavo.
E poi?
Me le sporcavo di nuovo.

martedì 17 maggio 2016

tornare indietro

Per te, mi dice, non è un problema. 

Ma dato che mi aggiro da mesi ormai con una faccia non felice, allora dopo dice Non fare così dai.
Dai cosa?
Quella faccia,dice.


Che io l'altra sera, dicevo, mi sentivo così, fuori luogo, che me ne sarei tornata indietro perché l'unico posto era tornare indietro.
Esagerata.Così mi dice.
Allora io penso Non se ne esce. Perché è quello che penso, e mi sto stufando, dato che devo mettere ancora tutti i piatti nella lavapiatti prima di andare a dormire.
Ultimamente oltretutto, vado a dormire abbastanza presto perché mi sveglio abbastanza presto.
Molto presto.
Perché, quando mi sveglio, mi sveglio sempre con questa impressione di doverne fare di cose, e subito, senza aspettare. Una spinta come a salvare qualcosa di me o di tutto intorno, anche. Impressione poi che, nel corso del giorno, si affievolisce, fino ad arrivare al suo punto piatto, a metà mattina. Quando poi è tardi, perché tutti si sono svegliati, e tornare a dormire darebbe un'impressione di sciatteria.