domenica 18 giugno 2017

materiali pecora e nonna

e finalmente, a settant'anni, hai deciso che con tuo figlio volevi essere un po' più equa. Avrei dovuto farti l'elenco delle tue mancanze, una lista, delle cose che mio fratello non fa che ripetere come un mantra da quasi cinquant'anni, ma me ne veniva in mente solo una: tu, che lo pigliavi a calci, lo inseguivi per il soggiorno, fino in corridoio, lo facevi saltellare come un grillo. Non ricordo il perché di quella punizione, a quale domanda non avesse risposto nel modo giusto, o quale silenzio omertoso ti avesse esasperata. Era quasi sempre silenzio. Forse lui non ricorda neppure quel giorno. Ma io sì, perché me ne ero vergognata. Perché a me non succedeva, non mi picchiavi mai così, non mi picchiavi.
Non che non avessi i tuoi metodi per punire anche me, ma erano meno evidenti, più sottili. Non mi picchiavi.
Adesso io ti sento sinceramente dispiaciuta, ma questo dispiacere, tempo sia anche questo un vezzo. Una tradizione. Qualcosa che doveva arrivare, prima o poi, per rendere tutto più presentabile, meno barbaro.
Io ho visto, io ho assistito al compiersi di tante ingiustizie, e non ho detto niente. Non ho detto niente perché non mi conveniva, e perché non serviva a niente. Ho commesso un grave errore, avrei dovuto comunque provare. Ma mio fratello è stato sempre un fratello difficile da difendere. Era messo in una posizione troppo sbagliata. Non si voleva riposizionare.
E' stata mia la colpa, se tutto questo non ha avuto un limite.
anche la nonna è stata brava a rimettere mio fratello al suo posto, che era il posto di nessuno. Il posto di chi non ha diritti e deve solo ringraziare di non essere stato abbandonato di nuovo. La nonna, con tutta la sua bontà, è sempre stata crudele con lui. Perché non ha mai usato della dolcezza.
del resto la dolcezza nella nostra famiglia nessuno sapeva cosa fosse.

Nessun commento:

Posta un commento