Pensavo alla letteratura. Ogni tanto ci penso.
Oggi, sono andata prendere mia nonna per portarla a pranzo da me. In macchina mi ha detto La dottoressa ha detto che alla testa (è caduta una settimana fa e ha battuto la testa) c'era una commozione cerebrale, ha detto che dovevo andare all'ospedale, che se fosse per lei ci dovrei andare anche adesso.
Ma tu non ci sei voluta venire all'ospedale, quando siamo venuti noi.
No. Infatti, dice mia nonna.
E invece ci saremmo dovuti andare, ma tu hai fatto resistenza.
Sì,dice mia nonna. Lattes, l'ultima volta che l'ho visto al tempio, mi ha detto Si ricordi che col suo cuore la sola cosa da fare è non prendere nessuna medicina.
Cosa c'entra Lattes.
Lattes era un dottore.
Il cuore è un'altra cosa nonna, noi andavamo lì per la testa.
Tua madre mi ha detto che io non le ho detto che avevo perso conoscenza.
Hai perso conoscenza?
Sì.
Non l'hai detto neanche a noi quando siamo arrivati.
Non mi ricordavo.
Ci volevi far mandare via.
Non era la mia ora.
Magari ti facevano una TAC
Appunto. E poi mi facevano le loro cazzate.
Nonna.
Sì. Lattes non era un dottore di quelli che ti fanno fare i raggi. Era di una scuola contro.
Contro i raggi?
Non esistevano.
Se andavamo all'ospedale, se avevi un'emorragia ti facevano un'operazione d'urgenza alla testa e ti salvavano.
Col mio cuore.
Col tuo cuore.
Quelli non sanno niente del mio cuore. non sono abituati. Il mio cuore è talmente aritmico, quelli si mettono in testa di raddrizzare tutto, mi davano chissà cosa, e ciao.
Glielo spiegavi.
È andata bene così, no? Sono viva. Non era la mia ora. (...) Lattes mi conosceva fin da piccola perché il nonno aveva un medico dei tranvieri che però non si muoveva, ci aveva mandato Lattes che era un giovane, sai, un giovane, non ancora sposato. Noi c'eravamo presi tutti e tre il morbillo, prima Candida, poi io e poi Umberto, e i nonni facevano il turno per seguirci. Però Candida era poi guarita dopo due settimane, invece a me e Umberto era rimasto. Dentro. Non usciva. E a me era venuta la doppia polmonite con la febbre fino a quarantadue. La nonna mi metteva dentro le lenzuola bagnate tiepide per far abbassare la temperatura di due gradi. Non c'erano molti rimedi. Però la nonna Agata si era dimenticata di dire alla nonna che dovevano interrompere la Fenicillina. A quei tempi non si sapeva. Poi è arrivato Lattes, ha detto alla nonna Ha interrotto la Fenicillina? E la nonna ha detto no, perché la nonna Agata si era dimenticata di avvisarla. Lei la metteva in un'ostia bagnata, quella polvere, e me la dava, dice Manda giù. E Lattes ha detto Adesso basta.
Così poi il mio cuore. Non si sa cosa sia successo. Non lo sanno neanche adesso come si cura il mio cuore. E Lattes ha detto, poi, quando ormai mi dava del lei, un giorno che uscivamo dal tempio, che lui al tempio ci andava solo per il kippur, perché non era per niente religioso, ha detto Si ricordi, che lei, col suo cuore, meno roba prende meglio è. Si era poi sposato. Quando ormai era il dottore già di tua madre. Gli avevano fatto il corredo. Lui ha detto Non pensavo di sposarmi, ma ancor meno pensavo di sposarmi con un'ebrea. L'avevano fatto primario, l'avevano reintegrato dopo la guerra, ma faceva il primario in un posto... non più dov'era prima. Perché gli ebrei, dopo, dicevano che gli ridavano il posto, ma non era più il vecchio posto. I vecchi posti migliori se l'erano presi i fascisti. Così lui, non so dove l'avessero mandato. In provincia. Ma era bravo. Era bravissimo. Non era come questi di adesso che per qualsiasi cosa ti fanno fare la TAC la TOC, e poi sbagliano lo stesso. Non ci sono più quei dottori lì, che erano abituati.
Tua madre, quando era piccola, andavano di moda i ricostituenti. Allora tutti davano i ricostituenti. Allora gli avevo detto Dottore, le devo dare i ricostituenti? Lui aveva fatto la faccia, non so se te lo ricordi, non te lo puoi ricordare.
No.
Aveva una faccia. Con quella faccia mi aveva guardata così, e mi aveva detto Perché vuole darle dei ricostituenti? Le dia delle belle cotolette e la porti al Valentino. E così, io, prima davo il pranzo a Guglielmo, che tornava dal mercato, aveva fame, poi, tutti i giorni dalle due, due e mezza, la portavo al Valentino. Che era ancora, come una volta sai, era... Questi medici così non ci sono più.
Mi è venuta fame, dice la nonna. Sai che ho proprio fame? Perché ho mangiato presto.
Le dico Ho fatto la minestra e poi ho preso la ricotta e anche un formaggio che si chiama blu di capra, tipo gorgonzola.
Buono. Chissà che buono.
Poi a tavola parliamo d'altro.
E penso ancora un po' alla letteratura. A tutti gli articoli che leggo in questi giorni sulle classifiche dei libri, le polemiche sulle classifiche. E a Jane Austin. All'audiolibro di Jane Austin che io e Gi ci ascoltiamo mentre viaggiamo. E quando ci separiamo ci diciamo Sei già arrivato a quando lei scopre che lui non è uno stronzo?
Sì, sono molto più avanti, vedrai poi, non ti dico niente guarda, me lo sono ascoltato quasi tutto non riesco a staccarmi è pazzesco.
Non mi dire niente.
Non ti dico niente.
Gi dov'è? chiede la nonna mentre mangia la minestra.
È partito.
Cosa fai a Natale?
Niente.
Andiamo a pranzo fuori?
Sì. Se vuoi. Non faccio niente.
Andiamo al ristorante?
Se vuoi.
Telefoniamo subito. Dobbiamo prenotare subito perché poi è tardi.
Se vuoi.
Pago io.
Se vuoi. C'è anche Gi, il venticinque.
Pago io lo stesso.
È buono questo formaggio, dice la nonna.
È un po' forte.
No no. Me ne dai un altro pezzettino? È molto buono. Si sente che è di capra. che non fa venire il colesterolo.
Penso a cosa penso della letteratura. A cosa penso della scrittura. Che oggi Gi mi ha chiamata e mi ha chiesto Scrivi? Stai scrivendo? Se scrivi qualcosa mandamelo, lo leggo volentieri. E io penso al saldo in banca di un euro e cinquanta di oggi, dopo il prelievo.
Ho comprato i ferri da calza, perché ho chiesto a Macchianera di insegnare a fare le calze. Lei ha detto di prendere i ferri da calza numero tre.
Cinque euro.
e i formaggi. Nove euro.
E la borragine e i cavoli. Tre euro.
E la focaccia dolce. sette euro.
Buona questa focaccia, dove l'hai presa?
In un panificio qui.
È buona.
Qui, proprio qui dietro, nella piazza. La fanno loro.
Si sente.
Ne vuoi ancora un pezzettino?
Sì.
Poi le dico, Andiamo di là?
Dice sì.
La faccio mettere sul divano, le porto una copertina, un cuscino rosso. Io intanto stendo, poi mi metto qui vicino a te, a leggere un po'.
Sì - dice la nonna. Poi dorme un po'.
Sono stata proprio bene, grazie, dice quando si sveglia.Si capisce che vuole tornare a casa, ha i gatti, non li voleva, ma li ha presi. Aveva detto Basta animali, ma i gatti erano là fuori. Adesso sono dentro.
È caduta per portare fuori la sabbietta dei gatti.
I gatti.
Prima c'erano i cani, poi gatti. Le danno da fare.
Adesso guarda i pesci.
Dev'essere difficile tenere pulito l'acquario, dice.
Non tanto.
Quel pesce lì, poverino, è tutto nero.
È così, è fatto così.
È brutto.
Non le dico che era quello più costoso.
Guarda i pesci come una bambina. Era tanto tempo che nessuno stava in piedi davanti all'acquario a guardare i pesci andare su e giù. Con interesse serio. Con stupore. Nonna.
Sì.
Andiamo.
Sì.
Poi quando torno a casa mi metto a stirare. E penso sempre alla letteratura. Se sia giusto o no pensare alla letteratura. Penso a Victor Hugo, che Lucia ha detto Victor Hugo è stato esiliato in un'isola della Normandia vicino a quella dove vuoi andare tu, e si è portato il figlio che ha tradotto tutto Shakespeare in francese, e si era portato anche l'amante, la sera dormiva con lei.
E la moglie?
La moglie cosa?
Niente.
Nessuno degli scrittori che ci ricordiamo ha avuto una vita lineare e facile. Erano tutti poveri o abbastanza in difficoltà, e quelli ricchi erano ricchi di famiglia. Virginia Woolf non era povera, però non era contenta, si è suicidata. Insomma.
Insomma.
Macchianera è poi arrivata, è salita fino in casa, fin dentro. E si è anche seduta. Mi ha fatto vedere Vedi, così si mettono su i punti, che li leghi così, sui due ferri, e poi si fa così: uno dritto e uno rovescio, per una ventina di giri, e poi cominci, due dritti e due rovesci, che sarebbe la parte sotto, della caviglia.
Sì sì.
Sì.
Così?
Così.
E quanto tempo era che mia madre non mi spiegava una cosa con le mani?
Poi si alza, deve andare.
E io penso ancora alla letteratura. Che vorrei capire meglio. Capire qualcosa. Leggere tutto, e dimenticare tutto.
QUI C'È DISORDINE. NON È UN'IMPRESSIONE. È PROPRIO COSì.
Etichette
- #Diario (95)
- diario (91)
- nn (40)
- #smamma (39)
- #poesia (32)
- poesia (24)
- #prose (23)
- smamma (11)
- (quaderni vecchi) appunti (9)
- #ilgiornochevissiduevolte #prose (8)
- #Mariti (6)
- materiali per h (6)
- ONC (5)
- materiali per un cane due cani (5)
- prosepoesia (5)
- sogni (5)
- #materialipercondominio (4)
- CRONOLOGIA UNIVERSALE (4)
- Dodò (3)
- mariti (3)
- testi sparsi (3)
- buioluce (2)
- prose (2)
- #ilragazzochetrasformòsuasorellainunarana (1)
- #termosifoni (1)
- cani (1)
- condominio (1)
- i riassunti di Gi (1)
- ilgiornochevissiduevolte (1)
- la decisione (1)
- la pizia (1)
- la spazzatura (1)
- prosebrevi (1)
- short stories con l a parola cazzo (1)
- ulisse (1)
- un giorno da bidella (1)
- uncanedu (1)
- ètuttotranquillo (1)
sabato 19 dicembre 2015
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento