QUI C'È DISORDINE. NON È UN'IMPRESSIONE. È PROPRIO COSì.
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martedì 14 giugno 2016
tu chi sei?
ieri con D si parlava del problema dell'identità. Che uno, se non ha un'identità, se si sente solo un numero, uno che paga, uno che che viene pagato, uno che guadagna o spende, può darsi che ad un certo punto gli scatti qualcosa nel cervello che lo fa sentire bisognoso di distinguersi per qualcosa e, se non ci riesce, si innervosisce. così, questo qualcuno, se non ha qualcosa di forte a cui attaccarsi,come ad esempio una famiglia, o un amore, o una passione per qualcosa, si sente smarrito e gli monta la rabbia. solo che questa rabbia una volta era contenuta da certe regole, da certe convezioni stabilite che non si dicevano neanche perché non c'era neanche bisogno di dirle, c'erano e basta. Invece adesso, con i cartoni animati giapponesi e i videogames e le mitragliatrici giocattolo, un po' si sono stinte e non si vedono più. così uno fa un po' quello che gli viene, a cazzo. e se vuole se la prende con quelli che gli pare. e di solito quelli che gli pare sono quelli che lui, non sentendosi nessuno, gli sembra che siano, vagamente, qualcosa che lui non è. cioè, che tra lui e quelli ci sia una differenza dalla quale lui, non sapendo bene chi è ma non volendo essere proprio nessuno, sente il bisogno di difendersi. e così, questi qui, che nella sua mente hanno la colpa di essere qualcosa, più qualcosa del niente che lui sente di essere, o di non essere, diventano suoi nemici e, se può, gli spara, o cerca comunque di ammazzarli, o di farli sparire come può, mettendoli in posti dove è difficile sopravvivere anche solo per cinque minuti. Così poi questo qualcuno per un po', ma non per molto, si sente meglio, perché sente di essere qualcuno, qualcosa, insomma uno che ha una specie di identità. e ci chiedevamo, da cosa dipende tutto questo? e un po' pensavamo che alla fine è sempre la società, che dà e che toglie, che impoverisce e che estorce alla gente talmente tante cose umane, che alla fine uno rimane senza. Senza tutto. senza cervello, senza cuore. e così poi succedono le cose, che tutti dicono: Che merda, che schifo. Però poi non è che si faccia molto di più. allora si pensava, cosa si potrebbe fare. E una cosa era Andiamo nelle scuole e parliamo dell'identità. Facciamo la domanda Tu chi sei? Lui chi è , chi sono gli altri? e vediamo cosa succede. Forse potrebbero venir fuori delle cose interessanti, un po' meno tristi di quelle che vengono fuori quando ormai è troppo tardi e il niente si è preso tutto.
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