mercoledì 26 agosto 2015

riflessioni sulla voce di mia nonna e sulla castrazione da lei operata su tutte le cose belle che volevo nella vita (specialmente la mattina)

certe mattine mi sveglio che voglio fortissimamente un cane, poi mi dico cazzo te ne fai di un cane, hai già i pesci e sono una rottura di coglioni. infatti mi dico, i pesci, un cane invece sarebbe una compagnia. potrei prenderlo, portarlo a spasso, farmi vedere con lui al guinzaglio che sono una persona da lui amata e che si prende cura di lui. potremo parlarci. i pesci non parlano. 
che stronzi i pesci, penso. voglio un cane, mi dico certe mattine, e sono quasi lì lì per uscire e andare proprio a cercarlo. al canile. però poi sento ancora quella voce che dice, ma cosa predi un cane a fare,  che non sai manco cosa farai la prossima settimana o tra un mese, un cane è una responsabilità, un cane è un legame, un cane non è un giocattolo, un cane è come un figlio, un cane è una spesa, un cane non puoi poi mollarlo a qualcuno quando parti, chi te lo guarda? chi te lo tiene? chi te lo cura? eh, eh 

e quella è la voce di mia nonna.

mi rendo conto di avere vissuto tutta la vita dialogando interiormente con la voce di mia nonna, che tutte le volte che avevo l'impulso a fare una cosa che mi piaceva, lei mi diceva qualcosa per convincermi che quella cosa, non era una cazzata, però era, o troppo bella, o inarrivabile o non conveniente in quel momento (che poi quel momento si protraeva per sempre). in pratica mia nonna ha sempre sostenuto che non fosse né il momento, né la circostanza per vivere la vita come cazzo vuoi. perché non si sa mai. perché non ce lo possiamo permettere.

e mi rendo conto che mia nonna, se da una parte ha anche ragione, chi dice di no, dall'altra parte, certe mattine, non so. 

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