mercoledì 21 ottobre 2015

una stanza tutta per me














Al posto di questo silenzio c'era un racconto. Il racconto l'ho cancellato perché ero troppo arrabbiata con la mia scrittura che non faceva quello che volevo io.
Tu devi tendere l'arco e chiudere gli occhi. Dicono. Ma, a volte, non funziona. Apri gli occhi: le cose sono le stesse. Non hai fatto centro.
Credo che molto dipenda dal prendersi troppo sul serio. Impossibile scrivere prendendosi troppo sul serio. Molti scrittori scrivono tutta la vita prendendosi molto sul serio. Ma il troppo è troppo. E poi, a me, quegli scrittori annoiano molto.
In realtà stamattina mi ero svegliata pensando al ruolo della donna. Pensavo a Virgina Woolf. Ieri, alla televisione avrei voluto chiedere a Erica Jong, se le pareva strano che leggendo il suo libro, l'avessi lasciato sul tavolo per andare a riprendermi Virginia Woolf. Mi sembrava che leggere Una stanza tutta per sé, fosse un buon modo per leggere il suo libro. Ma non avrei saputo spiegarle il perché. 
Del resto, non ce ne sarebbe stato il tempo, essendo che il tempo per la domanda era stabilita nell'ordine dei quindici (o forse meno) secondi. E di sicuro non avrei trovato le parole per spiegare perché, invece di leggere il suo libro, mi era venuta voglia ddil leggere quello di un'altra scrittrice. Non sarebbe stato educato.
Quando a Virginia, anche Virginia.
Ecco, quello che mi sento di dire adesso è che: La capisco.
Capire un libro non è cosa di tutti i giorni. O meglio: non tutti i giorni si può capire lo stesso libro.
Io capivo Una stanza tutta per sé, perché in questi giorni pensavo molto alla figura della donna nella letteratura.
E anche Concita De Gregorio infatti ha fatto la sua domanda dicendo Secondo lei perché le attrici, le scrittrici eccetera, sono a tutt'oggi pagate meno, dei loro colleghi uomini. 
Ma la mia domanda non sarebbe stata sui soldi. 
Sarebbe stata piuttosto: Secondo lei perché Lei scrive un libro pieno di morte e tutti qui credono si tratti di un libro che parla di una che cerca avventure erotiche su internet?
Perché è lei stessa a dire che il suo libro parla di questo. Eppure nessuno le ha chiesto di dirlo. Philip Roth, ne L'animale morente parla di sesso, ma nessuno (tanto meno lui) si sognerebbe di dire che quello è un libro su un uomo che toccaccia le tette di una ragazzina.
No. Philip Roth si può permettere di scrivere un libro, di metterci dentro le tette di una ragazzina, un'allieva per giunta, e di andar fiero di aver scritto un libro angosciante. Quanto toccante e degno.

Ma il punto qual era. Mi sono persa.
Mi perdo e mi perdo.

Io ho una stanza. la stanza ha due porte. Una sul soggiorno, una sulla cucina. 
Nella stanza c'è una scrivania. Alla mia sinistra, una finestra, un balcone. 
Sul balcone ci stendo i panni d'estate. Quando c'è il sole anche in autunno. 
Dietro ho la porta della cucina.
se qualcuno deve andare in cucina, deve necessariamente entrare nella mia stanza.
Poca cosa se considero che la maggior parte delle volte sono io stessa a dover andare in cucina.
A spegnere il fuoco.
A controllare che qualcosa non stia carbonizzandosi sotto il fuoco delle mie parole. 

Tu non cucinare più, dice Gi.
Lavora.

Ma se non cucino, lo so, è paradossale, non lavoro.
Il mio lavoro è talmente intrinsecamente mescolato all'olio, alle padelle, alla buccia delle cipolle, ai cipollotti, al porro, al cavolo nero, che non saprei.

Io, nella mia stanza posso starci quanto voglio. 

A proposito della scrittura mi viene ancora da dire questo:L'uomo scrive con la punta (della penna, del cazzo, del cervello);
 la donna scrive con l'incavo(delle mani), raccoglie quel che cade(dal cielo la pioggia, dal tempo un minuto), e lo 
salva (prova a salvarlo).

Quindi in definitiva si tratta di due azioni differenti, denominate entrambe scrittura, ma diverse.


Su questo pensiero non ho domande.








  

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